Rieti, didattica a distanza "bocciata" dagli stessi studenti: il rapporto dello Jucci Analytics

Liceo Jucci (foto d'Archivio)
RIETI - Gli studenti del liceo Scientifico “Jucci” bocciano quasi in pieno la didattica a distanza. Un anno e due mesi dopo l’inizio dell’emergenza...

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RIETI - Gli studenti del liceo Scientifico “Jucci” bocciano quasi in pieno la didattica a distanza. Un anno e due mesi dopo l’inizio dell’emergenza sanitaria, anche Rieti ha un primo punto della situazione sul rapporto maturato tra i suoi alunni e la didattica digitale, grazie al lavoro svolto dal gruppo di alunni dello “Jucci Analytics”, coadiuvato da “Sogna e realizza”, associazione di ex studenti dello Jucci che, a ogni avvio dell’anno scolastico, sprona i frequentanti a ideare un progetto da realizzare tra le mura del liceo. Nel frattempo, però, “Sogna e realizza”, guidata da Giuseppe D’Antonio, è cresciuta così tanto da aver finito per coinvolgere, finora, sia il liceo Scientifico “Einstein” che il “Curie - Sraffa”, entrambi a Milano: e a Rieti, i due “mentori” che hanno promosso e guidato il lavoro di “Jucci Analytics” sono stati gli ex-juccini Andrea Colangeli e Matteo De Nicola.

I dati


A Rieti, il lavoro svolto dai nove studenti del gruppo di “Jucci Analytics” è il primo in assoluto i cui risultati siano stati resi pubblici in tutta la provincia. E i numeri non promuovono certo la Dad: su 1.071 alunni totali dello “Jucci”, hanno risposto al questionario in 403 (cioè il 37,6 per cento): alla fine, però, di quei 403, ben il 74,9 «preferisce la didattica in presenza», giudicando «sufficiente» la Dad. Dal sondaggio somministrato agli studenti di tutti i cinque anni di liceo, è uscito fuori un quadro dove quasi la totalità di loro (il 98,8%) ha dispositivi per connettersi alle videolezioni, nonostante più della metà degli alunni abbia almeno due persone in casa che lavorano o studiano a distanza, rischiando così di trovare i device già impegnati da un familiare: e anche possedere uno spazio riservato in casa per seguire le videolezioni, per 51 alunni su 403, può essere un problema. Il sondaggio racconta però che le principali problematiche sono legate al “fattore tempo”: per il 66%, infatti, le lezioni non finiscono mai in maniera puntuale (e il 12% ammette di non riuscire ad essere puntuale nell’ingresso nella classe virtuale), mentre per il 41%, i 45 minuti di lezione per terminare le interrogazioni non sono sufficienti. Al 62,3% di loro (251 studenti), la Dad impegna anche le ore pomeridiane: in percentuale, i ragazzi più occupati al pomeriggio sono quelli del terzo anno (72,86%), contro i meno impegnati in assoluto del quarto (45%). Il calcolo totale delle ore trascorse davanti ad uno schermo, da quando è stato avviato l’uso della Dad, è disastroso: a partire da quel momento, infatti, più dell’88% di loro passa più di cinque ore davanti al computer (troppe, per l’83%). E la ripartizione è presto fatta: tra scuola e svago, davanti al pc il 59,8% trascorre dalle 5 alle 7 ore, il 28,8% dalle 7 alle 10 ore, mentre solo l’11,4% vi passa meno di 5 ore.

 

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Il Messaggero