Rieti, coronavirus. Parla la prima guarita: «Febbre e spossatezza, ecco come sono riuscita a sconfiggere il virus»

Susanna Tosti
RIETI - Coronavirus. Alla fine di febbraio, mentre l’Italia iniziava a fare i conti con il coronavirus, ma non erano ancora entrate in vigore le misure restrittive, a...

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RIETI - Coronavirus. Alla fine di febbraio, mentre l’Italia iniziava a fare i conti con il coronavirus, ma non erano ancora entrate in vigore le misure restrittive, a Orvieto si teneva un festival del tango al quale hanno preso parte 200 persone. Un festival che, come racconta Susanna Tosti (foto), la prima reatina positiva al Covid-19, ora fuori pericolo, sarebbe diventato focolaio di trasmissione. «Il 22 febbraio ho partecipato a quell’evento – ricorda la donna – C’erano persone provenienti da tutta Italia, il tango si balla in un abbraccio stretto e sono sicura di aver preso lì il virus. Tre giorni dopo avevo una febbre alta e violenta, durata parecchi giorni. Ho avuto dolori alle ossa, la sensazione che il mio corpo volesse implodere, questa differenza con le altre influenze del passato, mi ha fatto pensare al coronavirus. Non subito però. All’inizio non c’erano riscontri che a Orvieto fosse esploso realmente un focolaio. La settimana seguente ho continuato ad avere febbre, spossatezza, senso di svuotamento». La donna lo sottolinea: «Non è stato il rappresentante umbro di materiali idraulici a trasmettermi il virus. Lui è stato a Rieti il giorno dopo che mi sono ammalata, ha visitato il negozio di mio fratello, dove tutti sono però risultati negativi».


Il racconto
Susanna ha spento ieri 61 candeline. Lei e il suo compagno hanno fatto vite separate, fino all’ultimo tampone di controllo, risultato negativo. «Come tutti gli arieti sono testarda – scherza – per questo venerdì 6 marzo sono andata per ben due volte al pronto soccorso del de Lellis. La prima volta non sapevo che persone legate all’evento di Orvieto fossero risultate positive e gli infermieri mi hanno rimandato a casa. Poi nel pomeriggio dello stesso giorno, la febbre era di nuovo salita e dopo la telefonata dell’insegnante di tango che mi avvisava di casi positivi all’evento di Orvieto, sono tornata in ospedale, dove il virus ha colto tutti impreparati. Ho dovuto fare una lunga fila, faticosa, perché non mi sentivo bene. Sono entrata alle 18.30 e alle 21.30 una dottoressa, gentilissima è venuta per le analisi. Verso mezzanotte il dottor Mauro Martini mi ha spiegato che c’erano i presupposti per il tampone, che mi è stato fatto il giorno seguente. La domenica è arrivata la risposta». Davanti a una notizia del genere, l’ansia avrebbe potuto prendere il sopravvento, la donna è stata tempestata da telefonate e messaggi. «Ero frastornata, ma ho avuto solo un paio di giorni in cui mi sono abbattuta – spiega Susanna – Sono praticante yoga e tai chi e queste attività mi hanno aiutato. Ho avuto una lieve tosse e una sensazione di oppressione, ma come praticavo le mie respirazioni sentivo che i polmoni rispondevano bene».

La signora Tosti si è sentita coccolata da tutti. «Sono stata una privilegiata, sia per l’esito, sia per come mi hanno trattato. I dottori mi rispondevano anche a tarda sera, solo successivamente sono sopraggiunte, per loro, maggiori difficoltà, causate dalla mole di lavoro dovuta ad altri positivi. Il dottor Fovi, che mi ha fatto i tamponi, è stato un angelo. Avere una persona di riferimento nei momenti, seppur rari, di paura, è stato importante». Il 2 aprile la donna ha ricominciato a vivere, anche se in casa non si è mai annoiata, visti i tanti interessi. «Il coronavirus è negativo per la malattia in sé, ma mi ha permesso una maggiore concentrazione, ho riflettuto sulla vita che non può essere proiettata solo verso il lavoro e il denaro». A fine mese Susanna effettuerà delle analisi per vedere se ha sviluppato gli anticorpi al virus: «Poi mi piacerebbe essere più attiva sotto il profilo umanitario, fare del bene, dare una mano a chi, nella nostra città, ha più bisogno». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero