Rieti, coronavirus: serve una banca dati per contrastare meglio il virus

Infermieri
RIETI - Coronavirus. La Regione ha chiesto a tutti i laboratori della provincia di effettuare i test sierologici: tre quelli fino a ora abilitati. ...

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RIETI - Coronavirus. La Regione ha chiesto a tutti i laboratori della provincia di effettuare i test sierologici: tre quelli fino a ora abilitati.


Una banca dati regionale per mappare il virus e agire tempestivamente con diagnosi e cure. Dal 9 maggio la Regione ha scritto a tutti i laboratori della provincia per aderire al progetto dei test sierologici Covid-19 guidato dalla Pisana, cui i dati verranno inviati ed elaborati. A oggi, nel Reatino, sono tre i laboratori accreditati: quello del de Lellis e due laboratori privati: Igea analisi cliniche a Rieti e Laboratorio sabino a Passo Corese.
«Le procedure per effettuare questo tipo di analisi – spiega il consigliere regionale Fabio Refrigeri - sono state autorizzate il 9 maggio dall’Istituto superiore di Sanità, decretando un sistema da seguire. Il Lazio era già pronto e ha emanato una direttiva. Si fa l’analisi sierologica del sangue, attraverso un prelievo. Il dato, sia esso positivo o negativo, va in disponibilità della Regione che esegue il monitoraggio. E’ opportuno che l’esame sia prescritto dal proprio medico di fiducia. Non è un obbligo, ma è preferibile. I dati vengono inviati all’ufficio regionale. Nel caso in cui le Igm risultino positive attestando che l’infezione da Covid-19 possa essere in corso, la persona viene contattata dalla Regione e invitata a fare, a carico pubblico, il tampone. Quindi il paziente parte e con la macchina raggiunge la postazione “drive in” a Rieti per eseguirlo, munito di tessera sanitaria, dell’esito del test sierologico e della richiesta del medico di base o il pediatra, che tra l’altro possono richiedere il tampone anche in caso di sospetto. Nel caso il tampone sia positivo il paziente viene preso in carico dalla Asl e posto in quarantena».
Per il momento i laboratori aderenti sono tre. Ma l’obiettivo è che all’iniziativa aderiscano la totalità delle strutture dove sono già in corso i test sierologici dalla fine di aprile. «L’auspicio – conferma Refrigeri - è che sempre più laboratori aderiscano all’iniziativa, adeguandosi alle modalità di test e inviando alla Regione i dati per creare una banca dati che serve a mappare il virus. Velocizza la diagnosi e il trattamento della malattia perché con la riapertura delle attività è evidente che più situazioni abbiamo tracciato e più possiamo limitare i casi: circondi il cluster e non rischi il lockdown. L’idea è arrivare in autunno con una conoscenza abbastanza forte di quello che è accaduto. Questo sistema sotto la regia della Regione punta a rendere protagonisti i medici di famiglia, componente importante che va messa a sistema rendendola cosciente di ciò che accade».

All'ospedale de Lellis

«Al momento sono 280 i test eseguiti e in fase di lavorazione presso il laboratorio analisi del de Lellis di Rieti – spiegano dalla direzione aziendale Asl - I test saranno eseguiti prioritariamente a tutti gli operatori sanitari, delle ditte operanti nelle strutture ospedaliere, delle forze dell’ordine, di Rsa, case di riposo e di comunità alloggio. Attraverso tale indagine si avrà una mappatura molto importante e in caso di positività o sospetto la possibilità di fare il tampone attraverso il “drive in” (in via del Terminillo), che è la metodologia più semplice, sicura e rapida per fare individuazione e mappatura». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero