Rieti, coronavirus, le mille difficoltà di Arianna Muccitelli, operatore socio sanitario in una casa di riposo veneta: «E' stata dura»

Arianna Muccitelli
RIETI - Le case di riposo sono state particolarmente colpite dal covid19: a pagarne le conseguenze, oltre ai tanti anziani, anche gli operatori sociosanitari. Tra questi...

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RIETI - Le case di riposo sono state particolarmente colpite dal covid19: a pagarne le conseguenze, oltre ai tanti anziani, anche gli operatori sociosanitari. Tra questi c’è la reatina Arianna Muccitelli, classe 1997, che ha passato l’emergenza in Veneto, dove ha lavora come operatore socio sanitario in una casa di riposo di Venezia.


Arianna, l’emergenza covid è stata un inferno per voi operatori…
«La situazione è stata sicuramente molto pesante per tutti. Io, per l’emergenza ho lavorato a Venezia, dove c’era un numero particolarmente alto di contagi: l’atmosfera era tremenda, la stanchezza a livello psicologico era ancor più grande di quella fisica. Noi operatori abbiamo fatto moltissimi tamponi e tanti di noi sono stati colpiti dal virus: ogni volta che mi sottoponevo al test per me era stressante (sorride rassicurata), adesso posso tirare un sospiro di sollevo, ma ho vissuto con la certezza che mi sarei ammalata, anche se fortunatamente non è stato così».

Com’è cambiato il suo lavoro durante l’emergenza?
«Il principio con cui svolgo il lavoro di OSS è quello di dare tanto amore. È un lavoro che si basa anche su questo, e forse quello che mi è pesato di più è stata l’assenza di contatto fisico con gli anziani: sono mancate le carezze e gli abbracci con gli ospiti. Ad ogni modo ci siamo adeguati ed abbiamo osservato una rigorosa distanza, con le mascherine e tutto l’equipaggiamento per limitare il contagio: era soffocante lavorare in quelle condizioni, ma tanto di cappello alla società che è riuscita a metterci tutti in sicurezza».

Delle precauzioni che, alla fine, hanno dato i loro frutti…
«Quando me ne sono andata dalla struttura, a fine maggio, i contagi erano scesi a 0. Ovviamente non possiamo dire di esserne completamente usciti, ma il dato è confortante e sono estremamente felice che sia stato raggiunto».

Quali sono i suoi progetti, ora che è possibile pensare anche al futuro dopo la pandemia?
«Al momento il mio contratto da OSS è scaduto. Per ora sto facendo un corso di formazione e spero di ottenere la qualifica di OSSS (Operatore Sociosanitario Specializzato); spero inoltre di fare lo stage sempre con la società multinazionale per cui ho lavorato in questo periodo e che ringrazio per come ci ha messo in condizione di affrontare l’emergenza».

È da circa un anno che non fa ritorno a Rieti. Le manca?

«Certo. È la mia città e rimane nel mio cuore, ma purtroppo se vuoi crescere in questo e in molti altri lavori, spesso devi andartene».   Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero