RIETI -Confartigianato Imprese Rieti, al fine di evidenziare «il problema della crescente tensione sociale alimentata dalla diffusa percezione - tra le centinaia di soci -...
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«Abbiamo finora arginato la tensione portando avanti la prospettiva prioritaria della salute, con la consapevolezza che questo rappresenta un interesse generale e superiore – afferma Franco Lodovici, Presidente di Confartigianato Imprese Rieti – A oltre due mesi dall’inizio del blocco delle attività, abbiamo ben chiaro tutti che con il virus dobbiamo convivere e sappiamo anche che questo richiede misure adeguate in termini di sicurezza. Ci siamo impegnati perché venissero predisposti i necessari protocolli e ci stiamo adoperando per la loro diffusione e applicazione. Ma ad oggi questo non è più sufficiente. A seguito della pubblicazione del DPCM del 26 aprile, l’intensità con la quale i nostri soci ci esternano le loro preoccupazioni è aumentata in maniera significativa, stante l’ulteriore rinvio della generalizzata operatività, in virtù delle perdite in termini di fatturato, di concorrenzialità nei mercati, di posizionamento nelle filiere».
«Dal nostro osservatorio privilegiato, frutto del contatto quotidiano con centinaia di telefonate, email e incontri on line con i nostri associali – prosegue Maurizio Aluffi, Direttore di Confartigianato Imprese Rieti – emerge con estrema chiarezza come il prolungarsi dell’incertezza stia creando problemi su diversi fronti che devono assolutamente essere presidiati e, per quanto possibile, disinnescati: c’è il tema dell’utilizzo illecito degli aiuti di stato, dell’usura e dell’introduzione di capitali illeciti nel tessuto economico e il tema della sicurezza informatica».
«Ben consapevoli che la battaglia contro il Covid-19 avrà tempi più lunghi del previsto e deve essere affrontata con un controllo accurato del rischio statistico – conclude Aluffi – chiediamo l’avvio di una fase in cui chi opera in sicurezza lo possa fare immediatamente, al fine anche di evitare l’ulteriore aggravarsi delle tensioni economiche e sociali. Analogamente è necessario mettere i cittadini nella condizione di poter circolare, purché lo facciano in sicurezza. Le continue deroghe agli stop produttivi e il progressivo rianimarsi spontaneo delle città potrebbero, viceversa, farci scivolare in una non gestione del rischio di contagio». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero