Rieti, Coop 76: in sei a giudizio. Attesa dei soci-lavoratori, dipendenti e creditori

Una vecchia protesta (foto d'Archivio)
RIETI - Un processo che apre di nuovo speranze ai creditori del fallimento, ad alcuni soci-lavoratori e agli ex dipendenti, che avevano devoluto stipendi e risparmi al management...

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RIETI - Un processo che apre di nuovo speranze ai creditori del fallimento, ad alcuni soci-lavoratori e agli ex dipendenti, che avevano devoluto stipendi e risparmi al management della storica cooperativa Coop Risparmio ‘76 che gestiva, tra gli altri, i supermercati di Rieti in viale Fassini e di Montopoli di Sabina e, alla fine degli anni 2000, quello ubicato presso il centro commerciale “I Cubi’ di Villa Reatina. 


Dopo il rinvio a giudizio dei sei indagati per fatti risalenti al 2012/2013, la strada processuale che porterà alla sentenza di primo grado davanti al collegio penale del tribunale di Rieti, sembra ancora molto lunga, soprattutto per chi è ancora in attesa di un equo indennizzo. Al momento sono 16 i soggetti - tra dipendenti, creditori e soci-lavoratori - che si sono costituiti parti civili nel processo, rappresentati dai legali di fiducia Sara Principessa, Giorgio Cavalli, Fabrizio Di Paolo e Costanzo Truini.

I passaggi. Nell’udienza preliminare davanti al Gup Riccardo Giovanni Porro, prima dei decreti di rinvio a giudizio, sono state sollevate due eccezioni preliminari: una sull’inutilizzabilità di un documento cartolare facente parte del fascicolo, l’altra - di estrema attualità politico-giudiziaria - sullo slittamento dell’entrata in vigore della riforma Cartabia. Poi il rinvio a giudizio per bancarotta fraudolenta patrimoniale e documentale nei confronti di Alessandro Toniolli (difeso dall’avvocato Stefano Marrocco), Giuseppe Martellucci e Pierlorenzo Scacciafratte (avvocati Italo Carotti e Pietro Carotti), Candida Di Mario e Pasquina Sciamanna (assistiti dal legale Carlo Chiattelli) e Luca Santoprete (avvocati Giuseppe Perugino ed Erika Santoprete).


Il 2017 un momento cruciale per il processo, che vide l’interruzione dibattimentale a seguito della sentenza civile di insolvenza della Coop Risparmio ‘76, che riportò il fascicolo indietro in Procura dopo ben undici udienze per non contare, successivamente, alcuni lunghi stand-by processuali da parte della Procura. Le indagini ipotizzarono poi il reato di bancarotta fraudolenta, contestato a carico di amministratori e sindaci, con ulteriori addebiti circostanziati alla presunta tenuta delle scritture contabili obbligatorie in modo tale da non rendere possibile la ricostruzione del patrimonio e del movimento degli affari, nonché l’aggravamento del dissesto economico-finanziario della Cooperativa, per non aver richiesto il fallimento o l’aver cagionato un ammanco dalle casse sociali dissimulando e distraendo somme giacenti sui conti correnti relative al prestito sociale. Secondo le fiamme gialle, il danno arrecato alla massa creditoria sarebbe pari a un importo superiore ai 13 milioni di euro. A febbraio la prima udienza dibattimentale (bis).

 

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Il Messaggero