I conti del Comune di Rieti sono da profondo rosso, Cicchetti accusa il predecessore, il centrosinistra insorge: il buco è nato nel 2010

I conti del Comune di Rieti sono da profondo rosso, Cicchetti accusa il predecessore, il centrosinistra insorge: il buco è nato nel 2010
RIETI - «Comune a rischio dissesto», dice il sindaco Antonio Cicchetti gelando il pubblico plaudente della Sala dei Cordari (e indispettendo l’assessore al...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
159,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
79,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA
ANNUALE
79,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
159,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 6 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
RIETI - «Comune a rischio dissesto», dice il sindaco Antonio Cicchetti gelando il pubblico plaudente della Sala dei Cordari (e indispettendo l’assessore al Bilancio Sonia Cascioli, che si alza e se ne va). Tradotto: rubinetti chiusi per tutti, stop alle spese extra, massima attenzione al recupero dell’evasione tributaria. Tra le vittime eccellenti l’assessore Gianfranco Formichetti, che nell’ultima riunione di giunta ha chiesto fondi per il suo settore e si è sentito rispondere picche. «In settimana andremo col dirigente alla Corte dei conti per valutare la situazione», dice poi al cronista. C’è un buco pregresso ultramilionario che continua a pesare come un macigno sui bilanci presenti e futuri ma ci sarebbe anche un risanamento fatto solo a parole, ed è questo che ora Cicchetti imputa al suo predecessore, evocando «perle» e sorprese.


LA REPLICA DEL CENTROSINISTRA
Il centrosinistra non ci sta: «Il sindaco che in campagna elettorale negava che il Comune fosse indebitato e garantiva che con lui la gente sarebbe venuta sempre prima del bilancio ora dice addirittura che ci sarebbe un rischio default, per colpa di chi avrebbe, disastrosamente a suo dire, amministrato nei cinque anni precedenti – si legge in una nota di Rieti Città Futura e Pd – Ma la genesi del disavanzo prende forma nel 2010 e 2011, come afferma la Corte dei conti, lasciando nelle casse comunali un debito monstre di 100 milioni di euro e pochi spicci per le spese correnti. Il ricorso alla procedura di pre-dissesto (che Ciccchetti in campagna elettorale contestò duramente, sostenendo che non fosse necessario, ndr) consentì alla città di evitare il baratro a cui gli amici dell’attuale sindaco l’avevano condannata. Ora, con le spalle al muro, Cicchetti indossa la maschera dell’esattore dei tributi. Eppure proprio il mese scorso il centrosinistra ha presentato un’interrogazione, a cui non è stata data risposta, sul perché la nuova giunta non avesse fatto ricorso ad un emendamento della legge di Bilancio, il cosiddetto “salva Napoli”, che avrebbe permesso la dilazione del prestito con la Cassa depositi e prestiti fino a 20 anni alleggerendo di molto gli oneri debitori. E’ chiaro che dare risposte e fare atti amministrativi è più complicato e meno saudente che arringare i propri militanti in un’altra campagna elettorale».

LA VERITA' DI PETRANGELI E BIGLIOCCHI

Il fatto è che verità sui conti (dura, durissima, e Petrangeli e Bigliocchi certo non l’avevano nascosta) e promesse da campagna elettorale proprio non vanno d’accordo, e ora vengono al pettine impegni pure assunti pubblicamente da Cicchetti e ora evidentemente non più onorabili. Solo per ricordarne alcuni: i servizi sociali «smontati e rimontati», la ripubblicizzazione dell’ex Manni, la riapertura del mattatoio comunale. La realtà è un’altra, ed è quella messa nero su bianco dalla dirigente del settore Finanziario, Grazia Marcucci, prima in un report riservato al sindaco e poi nella delibera di giunta dell’8 febbraio scorso anticipata da Il Messaggero. Ma realtà e rappresentazione della realtà, insomma, campagna elettorale, non vanno quasi mai d’accordo. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero