Il Comune del Reatino senza minoranza in Consiglio da anni

Il Comune del Reatino senza minoranza in Consiglio da anni
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RIETI - Chi fa opposizione al Comune di Labro? O, per meglio dire, esiste un’opposizione nel delizioso Comune che si affaccia sul lago di Piediluco? La domanda non è peregrina e, in questi giorni, se la stanno ponendo anche in Prefettura, dove sono giunte alcune segnalazioni che evidenziano anomalie, per usare un eufemismo, nel consesso civico di Labro. Di cosa parliamo? Presto detto.

I passaggi. Nel maggio del 2019, con l’elezione a sindaco di Irene Urbani, in consiglio sono entrati anche tre consiglieri di opposizione della lista “L’Altra Italia”. Lista civetta, formata da tutti candidati di origine pugliese, che Labro non lo hanno mai visto neppure in cartolina. E, infatti, nessuno dei tre eletti si è mai presentato in consiglio, sembra neanche per firmare la presa d’atto della nomina. Ma il sindaco Urbani, per emettere decreto di decadenza, ha atteso fino a settembre di quest’anno. Eppure il regolamento del consiglio comunale di Labro, così come quello di tutti gli altri Comuni, prevede che se dopo cinque volte il consigliere non si presenta senza giusta causa deve dimettersi o, comunque, essere dimesso e il suo posto attribuito al candidato che segue nella medesima lista. Questo perché la figura del consigliere di opposizione non serve solo per raggiungere il numero legale - a proposito: in questi anni le sedute del consiglio comunale sono state legali? - ma ha anche una funzione di controllo sull’operato del Comune, soprattutto in questi piccoli Comuni. E fare riferimento al controllo, in questa sede, non è solo una battuta. Labro, ad esempio, pur essendo un piccolissimo Comune, ai confini ovest della provincia, ha avuto assegnati nell’ambito del Pnrr ben un milione e 600mila euro. Cifre enorme se rapportate a quelle dei tre Comuni limitrofi - Rivodutri, Colli sul Velino e Morro Reatino, tutti più grandi di Labro - che insieme hanno ricevuto poco più di due milioni di euro. La presenza dell’opposizione in consiglio comunale è quindi fondamentale e non può essere solo una questione di “numero legale”. Ma torniamo ai consigliere decaduti. Venuti meno i tre assenteisti cronici della lista “L’Altra Italia”, il sindaco Urbani avrebbe dovuto provvedere entro 10 giorni dalla decadenza alla surroga dei tre. Ovvero, altri tre candidati della “lista civetta”. Lista “L’Altra Italia” che, per dovere di cronaca, è stata già oggetto di inchieste penali in vari Comuni della Penisola. Non ultimo a Rovigo, dove la locale Procura, tramite la Finanza di Padova, ha emesso 7 misure restrittive verso candidati residenti a Foggia e Lecce. Inchiesta di Rovigo a parte, a Labro la parola surroga, al momento, non è stata pronunciata neppure sottovoce. Di fatto, resta in carica un consiglio monco, che dovrebbe essere sciolto. E a questa eventualità fa riferimento una Pec del Prefetto Gennaro Capo, che il 27 settembre scriveva che il consiglio comunale di Labro avrebbe dovuto far decadere i consiglieri e, conseguentemente, procedere alla loro surroga, atto dovuto come prevede una sentenza del Consiglio di Stato. Cosa in realtà mai avvenuta sino ad oggi e della quale non è stata data alcuna spiegazione nel consiglio comunale che si è tenuto il 9 dicembre. Un consiglio davvero strano, svoltosi in modalità remota e a telecamere spente. Attendiamo delucidazioni.

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Il Messaggero