Collegiove, truffa aggravata e falso: sei a rischio processo

Tribunale
RIETI - Le opere erano già state eseguite, ma negli elaborati grafici e nelle foto trasmessi alla Regione Lazio risultava che i luoghi interessati non erano stati ancora...

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RIETI - Le opere erano già state eseguite, ma negli elaborati grafici e nelle foto trasmessi alla Regione Lazio risultava che i luoghi interessati non erano stati ancora modificati nella loro struttura originaria da interventi edilizi. Insomma, sarebbe stata allestita una falsa rappresentazione della realtà per ottenere dalla Pisana un contributo pubblico di 290 mila euro, previsto dal capitolo Misura 313 destinato a incentivare attività turistiche, la cui erogazione era stata però bloccata dagli uffici regionali in quanto la pratica difettava della legittimazione del Comune a richiederlo.


La vicenda, sottoposta inizialmente all’esame della procura di Rieti dopo l’esposto presentato dalla consigliera comunale di opposizione Maria Fioravanti, era poi stata trasmessa per competenza alla procura di Roma poiché è nella Capitale che si riteneva fosse stato consumato il reato più grave contestato dal sostituto procuratore Claudia Terracina nei confronti di sei indagati, ai quali è stato notificato nei giorni scorsi l’avviso di conclusione indagini per i reati di truffa aggravata e falso in atto pubblico. Nell’inchiesta sono rimasti coinvolti il sindaco Domenico Manzocchi (atteso a novembre da un processo per abuso d’ufficio per la demolizione e ricostruzione ex novo del monumento ai Caduti), il vice Giovanni Amici, l’assessore Domenico Petrucci, il responsabile del procedimento Bartolomeo Petrucci e i due architetti che materialmente predisposero gli elaborati per ampliare l’albergo diffuso.

Secondo la procura, gran parte delle opere, tra cui la costruzione di due muri in cemento armato, erano state effettuate nel 2011 dalla cooperativa Cosko, alla quale era stata affidata la gestione del piano turistico prima che tra il Comune e la società si instaurasse un contenzioso.
Un contenzioso (mai approdato in tribunale) sulla paternità di alcuni lavori, mentre dalle foto allegate nel 2014 al progetto presentato alla Regione risultava una diversa situazione ante operam, vale a dire l'area ancora coperta dalla vegetazione.

LA COMPLICAZIONE
A complicare le cose, si era aggiunta la circostanza che alla delibera con la quale la giunta comunale aveva approvato il piano per ottenere il contributo regionale, era stato allegato il parere favorevole del sindaco Domenico Manzocchi, all'epoca responsabile del servizio Assetto del Territorio.


Su quest'ultimo aspetto, il sindaco aveva replicato nel 2016, durante un acceso consiglio comunale, quando rispondendo a un'interrogazione della consigliera Fioravanti aveva spiegato che «l'ampliamento dell'albergo diffuso era stato predisposto da tecnici regolarmente abilitati, e non dal sottoscritto, mentre la mia firma era stata apposta nella sola veste di responsabile dell'ufficio Assetto del Territorio per mero avallo, poiché mi ero appena insediato e non avevo ancora un tecnico a disposizione della struttura». Questo sostiene la difesa, al pubblico ministero Terracina spetterà tirare le conclusioni. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero