Cittaducale, imprenditore tenta di corrompere dirigente comunale

Tribunale Rieti
RIETI - «Le porto un regalo a casa, mi conviene visto quello che mi...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
159,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
79,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA
ANNUALE
79,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
159,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 6 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
RIETI - «Le porto un regalo a casa, mi conviene visto quello che mi costerebbero gli avvocati per la causa»: una frase che aveva pronunciato con la certezza che l'ufficiale, seduto davanti, avrebbe accettato la proposta «indecente» per soprassedere all'abuso edilizio commesso dalla nuora, evitando così alla donna di finire in tribunale. Invece, non è andata secondo le speranze di un imprenditore angioino, Giancarlo  Festuccia, proprietario di alcuni capannoni di fabbriche dismesse al nucleo, rinviato a giudizio per tentata corruzione dal giudice dell'udienza preliminare, Francesca Ciranna, dopo che la stessa vittima, il maggiore dei vigili urbani Francesca D'Ambrosio, è comparsa in aula per integrare con la sua deposizione quanto accaduto sette anni fa in Comune. In realtà, la comandante non aveva presentato denuncia contro l'imputato che, congedato con modi decisi, non aveva insistito, ma neppure aveva taciuto l'episodio citandolo in un rapporto ai carabinieri confluito nel filone dell'inchiesta condotta dalla procura e culminata con la condanna, per tentata concussione e peculato d'uso, dell'ex sindaco Giovanni Falcone. Perché proprio in veste di amico di Falcone l'imprenditore si era presentato al comando della municipale dopo che la D'Ambrosio, ricevuta una segnalazione su un presunto abuso edilizio, aveva disposto un sopralluogo per verificare i fatti. E lui, secondo la versione dell'ufficiale, aveva esordito domandando se «era nei poteri del sindaco bloccare la procedura di accertamento». Ricevuto un secco no, si era lasciato andare alla proposta del regalo considerato come minor esborso da sopportare rispetto alle parcelle legali più esose. L'episodio aveva dato vita a un procedimento autonomo, per il quale la procura al termine delle indagini aveva chiesto l'archiviazione ma il gup non è stato d'accordo con le conclusioni del pm e ieri ha convocato la comandante dei vigili per chiarimenti. Al termine, non essendo emersa la manifesta infondatezza dell'ipotesi accusatoria, la Ciranna ha disposto il rinvio a giudizio dell'imprenditore, con la prima udienza a gennaio 2018.
Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero