La “Città del Rame” e una tradizione secolare conosciuta ed apprezzata in tutta Europa

La “Città del Rame” e una tradizione secolare conosciuta ed apprezzata in tutta Europa
RIETI - Uno dei rammarichi principali di Maria Cristina Mostarda è che «malgrado un’attività quasi secolare, la nostra azienda sia poco conosciuta a...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
159,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
79,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA
ANNUALE
79,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
159,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 6 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

RIETI - Uno dei rammarichi principali di Maria Cristina Mostarda è che «malgrado un’attività quasi secolare, la nostra azienda sia poco conosciuta a Rieti, al di fuori della quale è sempre stata rivolta una buona parte del nostro mercato». Stiamo parlando della “Casa del Rame”, la cui sede è a Poggio Bustone, frazione Borgo San Pietro, tanto da chiedersi quanto quella decina di chilometri di distanza dalla città abbia contribuito a tenerne nascosta l’esistenza in città.

Le origini. La storia dell’impresa, che nel tempo ha offerto lavoro a più di cinquanta persone, comincia prima degli anni ‘30, quando Pietro Mostarda, versatilissimo artigiano capace di lavorare il “rame a sbalzo” come di scalpellare la pietra, dà vita alla “Casa del Rame”, mentre nel frattempo ha già sposato Maria, figura fondamentale per il successo dell’azienda, dai quali nasceranno Gianfranco e Giancarlo. Nei decenni l’azienda fronteggerà numerosi mutamenti sociali e produttivi che la indurranno a elaborare varie strategie per soddisfare un mercato in costante cambiamento.

Caldaie e pentole. Inizialmente si producevano artigianalmente caldai, pentole, tegami e altri oggetti in rame, stagnati all’interno per l’utilizzo in cucina, che si vendevano nelle fiere dei paesi vicini a Poggio Bustone. Dopo la seconda guerra mondiale, l’elevato prezzo del rame e la sua ridotta reperibilità spingono a commercializzare oggetti di alluminio e legno prodotti da altre aziende, ma poi si torna al rame, per farne un uso estetico e ornamentale, riprendendo a realizzare migliaia di contenitori in rame per l’industria dolciaria, per esempio per la Sperlari, e poi portaombrelli, portavasi, presentati nelle fiere di tutta Italia, compresi i prodotti in ferro battuto.

Ma, come sempre, il mercato non è mai immobile e la sua saturazione induce a un nuovo cambiamento. Perciò Giancarlo e Gianfranco iniziano a fare indagini e a guardarsi intorno, visitando le fiere più importanti: Verona per l’agricoltura, Torino per i camion, Padova per i mobili, senza dimenticare una regola aurea tramandata da papà Pietro: «Fare sempre qualcosa che possa piacere alle donne: perché sono loro a muovere il mondo». Da qui il nuovo passo nel settore del mobile e poi la creazione di una falegnameria e di un sistema produttivo per affrontare un nuovo mercato anche estero, dall’Europa a Malta, fino agli Stati Uniti e che assorbe fino al 50% della produzione.

Oggi. Mentre percorriamo insieme a Maria Cristina centinaia di metri quadrati tra magazzini, linee di lavorazione di legno e metalli, esposizioni ricche di qualsiasi genere di oggettistica e modernariato, arriviamo ai giorni nostri, caratterizzati dopo il Covid da un mercato in contrazione, dal mutamento degli stili di vita e da una forte concorrenza straniera. La certezza però è che la famiglia Mostarda saprà ancora una volta trovare una nuova direzione per la propria azienda e, chissà, una giusta e meritata notorietà anche a Rieti.

Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero