Rieti, autocisterna esplosa sulla Salaria: ammesse in udienza numerose parti civili. A dicembre la decisione sul processo

L'incidente del dicembre 2018
RIETI -Raffica di costituzioni di parte civile all’udienza preliminare che dovrà decidere la sorte dei tre imputati, di cui la procura ha chiesto il rinvio a...

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RIETI -Raffica di costituzioni di parte civile all’udienza preliminare che dovrà decidere la sorte dei tre imputati, di cui la procura ha chiesto il rinvio a giudizio, con l’accusa di concorso in omicidio colposo, per l’esplosione della cisterna di carburante gpl, avvenuta il 5 dicembre 2018 all’interno dell’area di servizio della Ip, lungo la Salaria per Roma, costata la vita al vigile del fuoco reatino Stefano Colasanti e ad Andrea Maggi, un automobilista di Montelibretti che passava sulla vecchia Salaria, investito dalla fiammata provocata dall’onda d’urto. Le costituzioni chieste dagli avvocati e ammesse dal Gup Riccardo Porro, oltre a quelle per i nove familiari delle due vittime, hanno riguardato le persone, oltre venti, danneggiate dal reato e rimaste ferite, riportando in qualche caso gravi lesioni, ma hanno coinvolto gli stessi imputati, con i coniugi Paolo Pettirossi e Anna Maria, gestori della stazione di servizio (assistiti dagli avvocati Luca Conti e Francesco Tavani) che si sono costituiti nei confronti del terzo accusato, l’autista del mezzo Gianni Casentini, originario di Velletri, difeso dagli avvocati Stefano Perotti e Giancarlo Vitelli di Latina.

I passaggi. Posizioni alle quali si aggiungeranno, dopo la citazione avanzata dalle difese, i responsabili civili individuati nella società datrice di lavoro dell’autista, nelle due compagnie assicuratrici di motrice e rimorchio sul quale era collocata la cisterna, e nell’assicurazione della società che gestiva l’impianto della Ip. Passaggi procedurali necessari, per poi arrivare all’esame nel merito della vicenda che il Gup ha fissato a dicembre, a quattro anni dalla tragica esplosione, quando dovrà decidere sulla richiesta di rinvio a giudizio. Agli atti della procura c’è la perizia del professor Francesco Saverio Romolo, il cui mancato deposito entro i termini aveva spinto il sostituto procuratore Lorenzo Francia a chiedere, nel 2020, l’archiviazione, respinta però dal gip che aveva disposto un supplemento di indagini, le cui conclusioni, peraltro, non sono riuscite a individuare una causa certa dell’incidente, avvenuto durante le operazioni di travaso del carburante dalla cisterna al serbatoio interrato del distributore, ma mette in fila una serie di omissioni consistite nella mancata adozione delle misure previste dal protocollo di sicurezza da parte dei tre imputati. In aggiunta, ci sono poi i rapporti dei carabinieri del Comando provinciale di Rieti, dei Vigili del fuoco e le deposizioni rese da alcuni testimoni oculari che gli avvocati di parte civile richiamarono nell’atto di opposizione presentato alla richiesta di archiviazione, sostenendo che contenevano elementi utili per arrivare a capire l’origine dell’incendio sviluppatosi prima dell’esplosione della cisterna, che investì prima il vigile Colasanti, accorso in aiuto dei colleghi, e poi Andrea Maggi.

 

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Il Messaggero