RIETI - Non trappole per cinghiali o selvaggina di bosco, ma per ciclisti in carne e ossa. Amare sorprese per i bikers reatini lungo i suggestivi sentieri sterrati che solcano i...
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Fili di ferro aggrovigliati a formare un inestricabile intrigo ben dissimulati tra il fogliame della vegetazione del sentiero e il terriccio, poi abbandonati lungo il tracciato in attesa del passaggio delle biciclette. Un marchingegno rudimentale realizzato ad arte per bloccare la ruota della mountain bike in transito e quindi, inevitabilmente, far finire a terra il ciclista. Una vera e propria trappola sicuramente anche efficace dato che uno sportivo già ne ha fatto le spese con una brutto volo che gli ha causato un forte trauma alla spalla.
Ma è andata anche bene in quanto una caduta a terra sullo spigolo vivo di una roccia, come se ne trovano molte lungo quei sentieri che da La Foresta portano ai limitrofi boschi di Castelfranco e dell’Acqua Martina, avrebbe avuto conseguenze ben peggiori. Qualche avvisaglia già c’era stata nei mesi scorsi quando i ciclisti - come raccontano – si sono spesso ritrovati con il sentiero «sbarrato» da potature di rami di ogni dimensione tagliati e abbandonati nel sentiero e alcune volte, nel versante cantaliciano, anche dei chiodi.
Probabilmente il passaggio frequente di quelle biciclette con persone il cui unico scopo è quello di divertirsi e praticare sport all’aria aperta ha dato fastidio a qualcuno forse per dei passaggi in porzione di terreni privati oppure a cercatori di funghi o cacciatori infastiditi o soltanto un isolato gesto di inqualificabili persone. Tuttavia non sembra ravvedersi un reale motivo per arrivare a tanto. Il passaparola tra i numerosi bikers reatini è stato immediato – con tanto di foto inviate tramite i gruppi WhatsApp - e nelle ultime uscite su due ruote in molti hanno preferito andare altrove.
Da sempre i sentieri immersi nel verde dei boschi di querce che si sviluppano nell’hinterland del santuario francescano rappresentano un piccolo paradiso per gli appassionati di mountain bike per le altimetrie dei tracciati e la bellezza paesaggistica. Da qualche settimana quei percorsi erano tornati ad essere abbastanza battuti dal popolo dei bikers poi sono spuntate le trappole. Episodi che hanno rammaricato - più che altro per la natura e la sconsideratezza del gesto – tanti sportivi reatini: una caduta contro una pietra in discesa o in un punto in abbrivio si può rischiare molto di più di una lussazione della spalla. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero