Rieti, allarme velocità in via Chiesa Nuova: dissuasori attesi da ormai quattro anni

Via Chiesa Nuova
RIETI - Da Vazia a Madonna del Cuore. Da via Terminillese a via Chiesa Nuova. Lati opposti della città, stessi problemi: auto che sfrecciano tra le case, incidenti sfiorati...

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RIETI - Da Vazia a Madonna del Cuore. Da via Terminillese a via Chiesa Nuova. Lati opposti della città, stessi problemi: auto che sfrecciano tra le case, incidenti sfiorati a ripetizione ma, soprattutto, petizioni popolari ignorate dall’Amministrazione Comunale. Ieri Il Messaggero ha riportato la notizia delle 152 firme raccolte a Vazia per chiedere la messa in sicurezza della Terminillese, ma a Madonna del Cuore i cittadini attendono ormai da 4 anni. Tutto cominciò all’alba del Governo Cicchetti, dopo che erano andati a vuoto gli appelli alla Giunta Petrangeli: oltre 70 famiglie residenti nell’area tra piazzale Persio (ovvero la rotatoria tra viale Fassini e via Chiesa Nuova) e via Campo Saino, presentarono al sindaco una raccolta firma con richiesta di un immediato intervento per la messa in sicurezza di quel tratto di strada che congiunge Rieti con la frazione di Chiesa Nuova. «Mancano i marciapiedi - scrivevano gli abitanti - e non ci sono aree di sosta per le auto. Chi viene da fuori città, inoltre, spesso non si rende conto di entrare in abitato urbano e va a velocità folli».

Le tappe


La richiesta era semplice: ammodernare la sede stradale, creare un’area protetta per pedoni e ciclisti e aggiungere dissuasori di velocità. Se ne occupò anche l’allora consigliere con delega alla Viabilità, Moreno Imperatori, e tutto sembrava fatto. Poi il blocco improvviso: stando a quanto spiegato anche dallo stesso Cicchetti, tutto fu messo in discussione per il parere contrario dell’ex responsabile del magazzino comunale, che parlò di «inutilità dei dissuasori». Fu interpellato anche l’assessore Antonio Emili ma, dopo le prime promesse, tutto cadde nel vuoto. In quella zona aumentano i residenti, anche per le nuove costruzioni, ma nulla cambia. I pericoli aumentano di giorno in giorno e il timore è che «ci debba scappare il morto» per far cambiare qualcosa. C’è una speranza alternativa: le elezioni tra meno di un anno. Quelle possono smuovere montagne. E allora tutti incrociano le dita, sperando che non arrivino troppo tardi.

 

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Il Messaggero