RIETI - Hanno deciso di sfruttare a loro vantaggio il vuoto normativo in cui sono finiti, creando un precedente destinato a far discutere. I lavoratori della concessionaria...
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LA PROVOCAZIONE
Queste le poche, ma significative righe sottoscritte da una trentina di lavoratori che si sono riuniti mercoledì in assemblea nella sede della Cisl di Terni. I dipendenti della Centralmotor di Rieti e Terni hanno così deciso di cavalcare il limbo normativo in cui sono finiti. Dal primo gennaio non sono né licenziati, né cassaintegrati. Al 31 dicembre dello scorso anno è scaduta la cassa in deroga (per giunta con mensilità arretrate ancora da pagare), ma dal primo gennaio del 2014 nessuna nuova comunicazione è pervenuta ai dipendenti. Ecco allora la provocazione: «torniamo tutti a lavorare». Perché - sia chiaro per evitare alibi - di provocazione si tratta, sebbene destinata a far riflettere circa il ginepraio burocratico che avvolge gli ammortizzatori sociali.
CENTO FAMIGLIE COINVOLTE
La vertenza della Centralmotor (che coinvolge cento famiglie tra Rieti e Terni) segue anche un percorso per così dire più tradizionale, come spiega Angelo Manzotti della Cisl: «La vertenza è appesa a un filo. La priorità è ora quella di mantenere attivi gli ammortizzatori sociali». Su questo versante, a giorni dovrebbe esserci la convocazione al Ministero. «Andremo a Roma per ratificare un accordo di cassa straordinaria concorsuale, considerando che la Centralmotor ha sedi in più regioni», dice Manzotti.
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Il Messaggero