Rieti, cavalli da sempre amati ma sottopeso. L'appello: «Serve un aiuto per la carenza dei mangimi e i rincari»

Cavalli in un allevamento (foto d'Archivio)
RIETI - Se i rincari generati dal conflitto russo-ucraino generano ricadute anche sul comparto alimentare, questo non vale soltanto per i prodotti consumati dalle persone, ma...

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RIETI - Se i rincari generati dal conflitto russo-ucraino generano ricadute anche sul comparto alimentare, questo non vale soltanto per i prodotti consumati dalle persone, ma anche per quelli utilizzati per sfamare gli animali. Aumenti e penuria di alimenti che finiscono per generare situazioni paradossali, come quella nella quale si è ritrovato coinvolto Gianfranco Faraglia, storico gestore del bar “Bombolo” di via Cintia insieme alla compagna Giuliana Aguzzi e la figlia Valentina e proprietario, dal 1982, di uno dei più rinomati centri della provincia di Rieti, il Circolo ippico Faraglia di Castel San Benedetto.

ll paradosso. Quarant’anni esatti di amore per la natura e per i cavalli, sempre gelosamente accuditi e allevati, fino ad arrivare a possedere una propria razza personale, figlia degli accoppiamenti gestiti da Gianfranco nel corso degli anni, attraverso i cavalli di sua proprietà. Una passione così viscerale che ora, paradossalmente, gli ha procurato un verbale redatto dai medici veterinari della Asl di Rieti (a seguito di una segnalazione anonima), nella quale si attesta che i cavalli del Circolo soffrono di malnutrizione. Una realtà, quella attestata dai veterinari, che Faraglia non nega, ma per la quale la spiegazione - considerata la caratura del personaggio in ambito ippico - assume i contorni di un autentico paradosso. «In commercio non si riesce più a trovare il mangime adatto per i cavalli - spiega Gianfranco - sono già due anni che il clima non consente una grande produzione e l’anno scorso è stato un vero disastro, ma in qualche modo siamo riusciti a tenere duro, perché i prezzi erano ancora nella norma. Poi, a causa del conflitto, è precipitato tutto». E i conti, purtroppo, si fa presto a farli. «Per fare un esempio, da quando è scoppiata la guerra, un quintale di mais, da 18-20 euro è arrivato a costarne 40 - prosegue Faraglia. - Un quintale di mangimi composti, invece, tra i 70 e 80 euro: è chiaro che con cifre del genere e con 35 cavalli che al momento accudiamo al circolo, sfamare pochi di loro rischierebbe di far morire di fame tutti gli altri. Così cerco di razionare le dosi, per distribuire poco a tutti e questo li porta inevitabilmente a essere sottopeso. Ma pensare che io maltratti i miei animali dopo quarant’anni di attività è semplicemente assurdo». Insomma, come fosse un vero scenario di guerra, solo che ad andarci di mezzo, al momento, sono gli animali: «Avena e foraggio cerchiamo di sostituirli con crusca e farinaccio, mentre per il fieno serve attendere necessariamente l’estate. Non sono però soltanto io a essere in questa situazione, ma anche altri circoli - continua Faraglia. - Cerchiamo di affidarci ai produttori, ma anche loro hanno difficoltà a reperire i mangimi». E lancia quindi un appello: «Così come sono stati aiutati gli animali del Circo Orfei rimasti bloccati per mesi in città a causa del Covid, le istituzioni potrebbero attivarsi per aiutarci a reperire il cibo del quale abbiamo bisogno? Ancora prima dei soldi, infatti, è un problema di scarsità che non dipende certo da noi».

 

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Il Messaggero