Cantalupo in Sabina, la prevenzione nella salute suggerita da Carlo Verdone

Carlo Verdone e la banda a Cantalupo in Sabina
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RIETI - L’anno scorso è stato iscritto ad honorem all’Ordine dei Farmacisti di Roma, con tanto di camice e tesserino. Nel 2007, sempre honoris causa, l’università Federico II di Napoli gli aveva conferito la laurea in Medicina. Sabato scorso Carlo Verdone è stato invece invitato a fare da testimonial per la Lilt nel suo paese adottivo, Cantalupo in Sabina. Le competenze dell’attore e regista in materie mediche e farmaceutiche sono note a tutti, «spesso la sera mi metto a studiare, ad approfondire», la sua discretissima umanità pure. «Per carità, non sono un medico, tanto meno uno come il dottor Raniero Cotti Borroni - ha detto Verdone scherzando su uno dei suoi personaggi più divertenti. - Però sono uno molto attento alla salute, credo che la prevenzione debba essere insegnata nelle scuole, nelle famiglie. Crescono i melanomi, i problemi legati al sole, al cibo, alle tante problematiche che viviamo oggi. Perché non controllarsi periodicamente? Facciamolo per noi e per chi ci sta vicino».

Il messaggio. Un messaggio importante, lanciato da un artista trasversale che piace davvero a tutti, ormai talmente integrato nella Sabina da aver sottolineato ancora una volta che si sente ormai «metà romano e metà cantalupano», per via di quella storica casa di famiglia acquistata da papà Mario, luogo di tanti ricordi infantili e adolescenziali. E pochi sanno che molte delle sue sceneggiature sono nate proprio sul grande tavolo di legno del soggiorno di casa Verdone, dove non perde occasione per recarsi a «leggere» e «stare tranquillo». Verdone ha posato per una foto ricordo con la banda musicale di Cantalupo, giunta al Parco Camuccini. T-shirt e scarpe da tennis, ogni volta che l’attore romano si intrattiene con la gente, la frase che si sente più frequentemente è sempre la stessa: «Grazie per il tuo lavoro, le risate che ci hai fatto fare sono state veramente importanti, soprattutto nei momenti del Covid».


Lui sorride pacioso a tutti, a volte sembra commuoversi. Per chi non lo conosce fuori dai riflettori, Carlo Verdone è persona sensibile, tanto riservata quanto colta, di quella cultura tramandata in famiglia che mette il garbo al primo posto. Ogni volta una lezione di umiltà - Dio sa quanto ce ne sia bisogno oggi - e ogni volta la dimostrazione che essere leggeri non vuol certo dire essere superficiali, piuttosto saper modulare la propria persona in ogni contesto. E mai con la boria di Furio. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero