Rieti, carabinieri: cerimonia per la Virgo Fidelis con il vescovo Pompili

Rieti, carabinieri: cerimonia per la Virgo Fidelis con il vescovo Pompili
RIETI - Alle ore 10.00 di oggi nella Cattedrale Santa Maria, Monsignor Domenico Pompili ha celebrato la Santa Messa per la ricorrenza della Virgo Fidelis, patrona dei Carabinieri....

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RIETI - Alle ore 10.00 di oggi nella Cattedrale Santa Maria, Monsignor Domenico Pompili ha celebrato la Santa Messa per la ricorrenza della Virgo Fidelis, patrona dei Carabinieri. Oltre alla Vergine Fedele, è stata festeggiata la Giornata dell’orfano e ricordato l’80° anniversario della battaglia di Qulqualber nel corso della quale il 21 novembre 1941 il I Battaglione Carabinieri e Zaptiè si sacrificò in una delle ultime cruente battaglie in Africa.

Presenti decine di Carabinieri territoriali ed appartenenti a tutte le specialità presenti nella provincia, Carabinieri Forestali rappresentati dal Comandante della Scuola di Cittaducale e del Gruppo di Rieti, Elicotteristi, dell’Ispettorato del Lavoro, della Scuola Interforze Difesa N.B.C., addetti alla Sezione di Polizia Giudiziaria della Procura della Repubblica. Presente, come sempre, anche una nutrita rappresentanza dell’Associazione Nazionale Carabinieri, le vedove e gli orfani dei militari deceduti.

Il Comandante Provinciale, per la circostanza, dopo aver ricordato l’epico fatto d’armi ed aver dato lettura della motivazione con la quale fu conferita alla Bandiera dell’Arma la seconda Medaglia d’Oro al Valor Militare, ha citato le commoventi parole del Capitano dell’Esercito Britannico Leonard Mallory che, in uno scritto, ha reso onore ai Carabinieri caduti a Qulqualber, al loro eroismo e soprattutto alla loro fedeltà al giuramento prestato, i quali, anziché arrendersi, preferirono morire continuando a combattere.

Il Colonello Bruno Bellini ha ringraziato i militari in servizio e dell’A.N.C., le Autorità presenti per l’affetto e la vicinanza dimostrati nei confronti dell’istituzione ed ha salutato calorosamente vedove e orfani.

I Carabinieri, per la circostanza ricordano anche l’alto tributo pagato per il covid dall’Arma che, nonostante i 32 deceduti, non mai chiuso un presidio.

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Il Messaggero