Rieti, canile lager: un’altra condanna per la tenutaria

Cane in un canile (foto d'Archivio)
RIETI - Terminato un altro processo penale (comprendente ben tre...

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RIETI - Terminato un altro processo penale (comprendente ben tre procedimenti riuniti per fatti risalenti al periodo 2016-2018) relativo al “canile lager” della 68enne Barbara Cavicchioli condannata a 2 anni e due mesi di reclusione, 9mila euro di multa e alla pubblicazione per estratto della sentenza – una volta note le motivazioni - sulla cronaca locale de Il Messaggero Rieti. Disposto infine dal giudice anche il pagamento di provvisionali immediatamente esecutive nei confronti delle associazioni animaliste costituitesi parte civile. Arriva l’ennesima condanna nei confronti della donna che in Sabina, a Montopoli, ha destinato la propria abitazione – con pertinenze annesse - a una sorta di canile-gattile lager dove gli animali (in passato addirittura scimmie) vivevano in condizioni di assoluto degrado. Era questa la compulsiva “mission” di accumulo seriale di animali che la donna ha adottato negli anni collezionando denunce, sequestri e procedimenti penali. Su di lei le accuse di maltrattamento, ricettazione, violazione di sigilli, appropriazione indebita, inosservanza dei provvedimenti dell’autorità e violazione di normative in materia igienico-sanitaria. Processi scaturiti dopo controlli nella proprietà della donna effettuati da forestali e carabinieri e che lasciarono letteralmente allibiti gli operanti: cani legati in salotto e agli alberi con catene di due metri, altri chiusi al buio in bagno senza acqua né cibo, cani di grande taglia segregati in piccole gabbie per scimmie. Oltre 500 gli animali sequestrati a partire dal 2014 a oggi in ben 9 sequestri. Cani di tutte le razze e taglie vivevano tra urina ed escrementi, infestati dai parassiti, malnutriti, in condizioni giudicate incompatibili con il loro benessere e detenuti senza alcun regime autorizzativo. Provvisionali riconosciute dal giudice alle associazioni “Incrociamolezampe” e “Bassotti e poi più” che da anni si battono per la tutela di questi animali. Cospicuo ristoro è stato disposto nei confronti dell’associazione “Incrociamolezampe” che ebbe in custodia gli animali. «E’ l’ennesima conferma – sottolinea l’avvocato Raffaella Sili difensore di entrambe le associazioni - che il delitto di maltrattamento di animali, e non la fattispecie contravvenzionale di detenzione incompatibile, è configurabile tutte le volte in cui, chi detiene un animale pur non usando violenza nei suoi confronti, lo costringe a condizioni di vita insopportabili o non fornisce le cure necessarie deteriorando il suo stato di salute e psicofisico. Auspico che questa sentenza motivi ancor di più gli organi di controllo competenti a vigilare sulla signora. Non dovrebbero essere sempre le associazioni a denunciare queste vicende».

 

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Il Messaggero