Coronavirus, Piazza Tevere si ritira dal campionato: «Protocollo inapplicabile, i giocatori rischiano il posto di lavoro»

Coronavirus, Piazza Tevere si ritira dal campionato: «Protocollo inapplicabile, i giocatori rischiano il posto di lavoro»
RIETI - Il Piazza Tevere rinuncia alla Seconda categoria. La società, tramite una lettera inviata al Cr Lazio tramite il proprio legale Giuseppe Calò, comunica...

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RIETI - Il Piazza Tevere rinuncia alla Seconda categoria. La società, tramite una lettera inviata al Cr Lazio tramite il proprio legale Giuseppe Calò, comunica di aver inoltrato la rinuncia a partecipare all’edizione 2020-21 della competizione. Nella missiva, redatta dal legale del club reatino, si legge come la società riscontri difficoltà nell’attuare i criteri attuativi dettati dal Protocollo Figc del 10 agosto, compreso il discorso legato alla quarantena obbligatoria in caso di positività di qualche membro della rosa o dello staff, quarantena che potrebbe creare problemi anche in ambito lavorativo.

La nota del club

Tramite una nota ufficiale, il Presidente dei biancoverdi, Cristian Scossa, ha spiegato il tutto e fatto il punto della situazione: «Questo è il giorno più brutto della nostra storia, questo sarebbe stato il nostro undicesimo anno di attività. Purtroppo ci abbiamo provato fino all’ultimo, ma riscontrando l’impossibilità dei giocatori nello scendere in campo a causa del protocollo che potrebbe implicare una quarantena problematica a livello lavorativo e familiare (in un periodo già di per se precario lavorativamente parlando) noi non possiamo permetterci di investire soldi e tempo, con le relative responsabilità legate al protocollo, per una stagione iniziata nell’incertezza e che con molta probabilità risulterà ricca  di problemi, piuttosto che di soddisfazioni. Abbiamo sempre fatte stagioni serie, la serietà ci contraddistingue. Da sempre».

«In questi anni, siamo sempre stati tra i motori dilettantistici della provincia di Rieti, poche società vantano 10 anni di attività dilettante consecutive senza mai sospenderla, e proprio per questo, con le lacrime agli occhi per questa dolorosa rinuncia legata a causa di forza maggiore. Abbiamo perciò provveduto a dare mandato al nostro tutore, avvocato Giuseppe Calò, nel richiedere il ritiro mantenendo immutato il titolo sportivo e la matricola, chiedendo che non vengano addebitate multe amministrative vista l’eccezionalità dell’evento. Da presidente di questa realtà di quartiere, non ho parole per descrivere le emozioni e la disperazione di questi ultimi 10 giorni. Abbiamo provato a smuovere le acque scrivendo agli enti per una apertura anche solo territoriale del protocollo, ma non abbiamo avuta risposta. E’ impossibile investire migliaia di euro per una stagione come questa. Qui la gente va a lavorare il lunedì mattina e persone precarie, autonome, partite iva ed artigiani non possono permettersi di rischiare una quarantena ogni volta che scendono in campo».

«A questo, si aggiungono le nostre difficoltà nel far rispettare un protocollo, specie per quanto riguarda gli spogliatoi, nei nostri campi di provincia. Abbiamo deciso di essere coerenti, non possiamo far finta di niente, e forse questa amara decisione di una realtà importante come la nostra, cambierà quello che è il corso delle cose. Vola solo chi osa farlo. Nel bene, ma anche nel male. Torneremo più forti di prima quando le regole lo permetteranno alle realtà sportive dilettantistiche».

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Il Messaggero