Rieti, bomber Patacchiola più forte di un brutto infortunio: «Il campo mi dà sempre infinite emozioni»

Jacopo Patacchiola in maglia Piazza Tevere
RIETI - Jacopo Patacchiola, 27 anni e ancora tanta voglia di stare sui campi di calcio reatini. L'attaccante cantaliciano nell’ultima stagione ha militato nelle fila del...

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RIETI - Jacopo Patacchiola, 27 anni e ancora tanta voglia di stare sui campi di calcio reatini. L'attaccante cantaliciano nell’ultima stagione ha militato nelle fila del Piazza Tevere in Seconda categoria grazie ad alcuni amici che lo hanno convinto e sostenuto dopo un brutto infortunio a un ginocchio occorsogli circa tre anni fa. Tanti ma mai troppi gli anni dietro a un pallone, nonostante l’infortunio è riuscito a tornare sul campo che come sostiene gli regala sempre «infinite emozioni».


Dove e come è iniziata la sua carriera calcistica?
«Nell’agosto 2009 al Centro Italia. Un'esperienza che mi ha segnato molto data anche la mia giovane età, esordendo in Promozione a 18 anni. Vedendo giocare Antonello Formichetti, allora capitano, ho imparato molto data la sua esperienza e la sua qualità»

Quali sono le esperienze che ricorda con piacere?
«Le due stagioni (2009/10 e il 2010/11) al Centro Italia penso siano stati gli anni migliori, sia per il gruppo che per la categoria che andavamo ad affrontare. Nonostante siano passati così tanti anni a volte mi ritrovo con i compagni di allora per una chiacchierata».

Parliamo ora del suo modo di giocare. In quale posizione si trova meglio?
«Da quando gioco ho sempre fatto la punta anche perché il mio fisico me lo permette. Come tutti gli attaccanti mi piace fare gol. L’anno che ho segnato più gol, ben 18, è stato nel Santa Susanna, prima dell’infortunio».

Ci può elencare i suoi punti forti? E quelli deboli?
«I miei punti forti sono il tiro e sicuramente la forza fisica che sinceramente sfrutto molto. Devo recupere qualche cosa perso a causa dell’infortunio ma ce la sto mettendo tutta perché sono ancora giovane e voglio continuare. Il fisico che da una parte può essere un vantaggio da un'altra è impegnativo nel gestirlo: la ressitenza penso sia uno dei miei punti deboli».

A proposito dell'infortunio...
«Mi sono infortunato nel 2015. Giocavo nell’Alba Sant’Elia e dopo aver segnato segnato un gol ho sentito il ginocchio girarsi in un modo strano. Rottura del crociato destro. Pensavo di non poter tornare a giocare. Sono andato ad operarmi a Bologna. Poi ho fatto molta fisioterapia da Diego Sebastiani e un ringraziamento va soprattutto a lui che mi è stato sempre vicino credendo in me fino all’ultimo. Grazie a lui non ho mai mollato».

Cosa pensa del Piazza Tevere?
«È una società in cui sto molto bene, sta crescendo un grande gruppo anno dopo anno. Siamo tutti amici che escono anche nel dopo allenamento e partita: ciò secondo me è un bene perché ci fa unire sempre di più. È il secondo anno che sono in questa società, se non dovessi restare lì gli auguro il meglio».

Quindi potrebbe lasciare il Piazza Tevere?

«Sinceramente non so ancora dove andare. Ho qualche proposta dalla Seconda categoria e una dalla Prima. Devo incastrare gli impegni lavorativi con gli allenamenti. È possibile anche che resti nel Piazza Tevere ma nulla di certo. L'unica certezza è che vorrei continuare a giocare a divertirmi». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero