Arbitro colpito da una testata da un giocatore finisce al pronto soccorso. La società: «Ci scusiamo»

L'arbitro trasportato al de Lellis per accertamenti
RIETI - Episodio di violenza in Seconda categoria ad Amatrice nella gara tra Alto Lazio-Montopoli, valevole per la ventisettesima giornata del girone C. A una decina di...

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RIETI - Episodio di violenza in Seconda categoria ad Amatrice nella gara tra Alto Lazio-Montopoli, valevole per la ventisettesima giornata del girone C. A una decina di minuti dal termine, sul punteggio di 2-0 per i padroni di casa, l’arbitro, Alberto Matteucci della sezione di Rieti, dopo aver sanzionato un fallo in favore di Montopoli veniva avvicinato da un difensore dell’Alto Lazio che lo colpiva con una testata in pieno volto. Il direttore di gara, molto dolorante, non era nelle condizioni di proseguire la partita ed era costretto a sospenderla. L’arbitro soccorso dai dirigenti di entrambe le squadre è stato poi trasportato al pronto soccorso dell’ospedale de Lellis di Rieti con un ambulanza del 118 (in foto) per sottoporsi ad accertamenti visto il mal di testa.

«Come società – dice il ds di Alto Lazio, Andrea Teofili – chiediamo scusa ad arbitro e federazione per l’accaduto, un episodio isolato che non ha nulla a che fare con la gara, fino a quel momento dominata da noi e senza particolare nervosismo».

«Partita maschia e difficile, come ce l’aspettavamo – spiega il mister montopolese Cristian Ferretti – poi a dieci minuti dalla fine l’assurdo episodio che si commenta da sé. Facciamo i migliori auguri al direttore di gara, vittima di un gesto fuori dall’ordinario che nulla ha a che vedere con il calcio».

Ora si attendono le decisioni del giudice sportivo, previste per giovedì 25 maggio.

Episodio di violenza a parte, dopo la sfida dell'andata molto accesa, tensione alle stelle alla fine con i giocatori di Montopoli che a fatica riuscivano a rientrare nello spogliatoio ospite. Necessario anche l’intervento dei carabinieri grazie ai quali i giocatori e lo staff di Montopoli sono potuti uscire in tranquillità.

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Il Messaggero