Rieti, incendiò l’abitazione uccidendo il marito: pena ridotta per Braulina

La casa a Campomoro
RIETI - In Appello, pena ridotta per Braulina Cozzula, la 44enne che la notte del 25 novembre 2019 - secondo la ricostruzione della Procura - diede alle fiamme la casa, con il...

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RIETI - In Appello, pena ridotta per Braulina Cozzula, la 44enne che la notte del 25 novembre 2019 - secondo la ricostruzione della Procura - diede alle fiamme la casa, con il marito Valerio Amadio, di 44 anni, dopo averlo cosparso di benzina. La corte d’assise d’appello di Roma, confermando il principale capo di imputazione relativo all’omicidio volontario aggravato del compagno, ha poi contestualmente assolto la donna dal reato di tentato omicidio nei confronti del figlio, con una riduzione della pena detentiva da 24 a 21 anni.

I passaggi. Cozzula era stata condannata a 24 anni nel luglio 2022, con la disposizione di una provvisionale di 100mila euro per ciascuno dei due figli (parti civili, rappresentate dal legale Alessandra Puglielli) e di 25mila per la madre della vittima, nonché l’interdizione perpetua dai pubblici uffici, misura di sicurezza di due anni di cura e custodia e indegnità a succedere nei confronti di Amadio. Concorrendo insieme circostanze aggravanti e attenuanti, la corte aveva disposto il bilanciamento delle stesse, riconoscendo inoltre il vizio parziale di mente della 44enne nei confronti della quale era stata esclusa la premeditazione del gesto. In Appello, il legale di fiducia della donna - l’avvocato Tiziano Principi del foro di Rieti - ha più volte ribattuto su alcuni punti, tra i quali l’assenza di una prova certa sulla vera causa dell’innesco che generò poi le fiamme, la prevalenza delle circostanze attenuanti sulle contestate aggravanti e la contingenza in cui si susseguirono gli eventi, con un reiterato comportamento provocatorio che avrebbe subìto Braulina dal marito. Uno dei punti-cardine del processo fu quello dell’innesco: si originò da una scintilla di elettricità statica causata da una coperta o, più probabilmente come asseriva la perizia, da un accendino? Accendino che però non fu mai ritrovato sulla scena del crimine, né parti di esso che sarebbero dovute sopravvivere alle fiamme come la pietra focaia mentre venne di fatto esclusa dal perito l’ipotesi una fiamma/scintilla partita dal tubo a raggi catodici del televisore. Testimonianza, quest’ultima, di uno dei figli della coppia che, in un’audizione protetta, aveva asserito chiaramente di aver visto fuoriuscire «una fiamma dalla tv». «Ci sarà ora da attendere e valutare con attenzione il deposito delle motivazioni della sentenza fissato tra sessanta giorni - ha commentato il legale Principi - ma ritengo siano diversi gli elementi per poter proporre ricorso in Cassazione, a partire da un punto processuale centrale come quello relativo alla perizia che, di fatto, non ha mai chiarito né determinato con certezza la causa dell’innesco originante le fiamme che andarono poi a investire il povero Amadio».

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Il Messaggero