Rieti, impianto di biometano a Vazia per i 5 Stelle non sono rispettate le distanze minime dalle abitazioni il caso oggi approda in consiglio

Rieti, impianto di biometano a Vazia per i 5 Stelle non sono rispettate le distanze minime dalle abitazioni il caso oggi approda in consiglio
RIETI - Il Comitato La Rotonda 2010 chiama a raccolta i cittadini del Comune per dire no allo «scempio del biometano» e far sentire la propria voce in consiglio...

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RIETI - Il Comitato La Rotonda 2010 chiama a raccolta i cittadini del Comune per dire no allo «scempio del biometano» e far sentire la propria voce in consiglio comunale dove, questa mattina, il consigliere neo leghista Antonio Boncompagni chiederà lumi sull’argomento.


«Dal nostro punto di vista – dice Lodovica Rando (foto), collega di consiglio del Movimento 5 Stelle - sarebbe stata un’opera virtuosa se collocata a servizio di un’impresa locale, come avviene nei paesi del nord Europa. In questo caso parliamo di un terreno con abitazioni distanti meno dei 200 metri previsti dal regolamento. Noi quello contestiamo. Come fa un impianto a essere autorizzato se non rispetta le distanze minime richieste? Quella zona è industriale solo sulla carta, di fatto ci sono accanto le abitazioni private, c’è Madonna del Passo con il suo agglomerato urbano. E poi a chi giova questo impianto? Viene costruito solo per prendere incentivi e non perché sia funzionale alla zona. In ogni caso lì non si può realizzare, secondo il regolamento comunale che dal 2013 detta le distanze minime, grazie a un’azione di pressione efficace svolta da movimenti e comitati a difesa dei cittadini per evitare il proliferare incontrollato di impianti a biomasse».

Sul sito del Comune viene stranamente riportato il regolamento datato agosto 1937, che non prevedeva questo tipo di tutela. Ma il regolamento è a tutti gli effetti in vigore, dopo le verifiche apportate nel febbraio 2015 e definite dall’allora assessore Ubertini «uno strumento grazie al quale il Comune potrà intervenire laddove si verificassero selvagge volontà di colonizzazione territoriale». Neanche un mese dopo la Enersi di Terni proponeva al sindaco Petrangeli la realizzazione dell’impianto della discordia. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero