Beoni collaboratore di Sarri alla Juventus: quando il maestro diventa l'allievo... del suo allievo. Gli ex Rieti: «Un esempio»

Loris Beoni (Foto pagina faceboko Juventus)
RIETI - Da ieri, Loris Beoni è uno dei collaboratori tecnici di Maurizio Sarri, il suo "allievo" ai tempi della Castelnuovese ('89/'90), che dopo averlo...

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RIETI - Da ieri, Loris Beoni è uno dei collaboratori tecnici di Maurizio Sarri, il suo "allievo" ai tempi della Castelnuovese ('89/'90), che dopo averlo suggerito a De Laurentiis due anni fa per la guida della Primavera del Napoli, stavolta lo ha inserito nella "lista della spesa" presentata ad Agnelli.


A Rieti la notizia dell'approdo del tecnico aretino alla Juventus è stata accolta con entusiasmo: Beoni a queste latitudini ha lasciato il segno, ha insegnato calcio, ma soprattutto ha saputo divertire (e divertirsi) nonostante un arrivo in corsa, il 4 dicembre 2014, per rimpiazzare l'esonerato Pascucci.

Era il primo anno di serie D dopo tre stagioni consecutive di Eccellenza: trovò una squadra demotivata, con le pile scariche, ma in poco tempo riuscì a rivitalizzarla e a modellarla a sua immagine e somiglianza. Fu l'anno del testa a testa con la Robur Siena di Portanova, che ripartiva dalla D dopo la retrocessione in B e l'impossibilità successiva di ripartire dalla cadetteria.

Propose un calcio divertente, frizzante, che in appena sei mesi gli consentì di entrare nei cuori della tifoseria, che ancora oggi quando lo vede arrivare allo "Scopigno", lo saluta con affetto. Due anni fa il suo nome venne nuovamente accostato a quello del Rieti, ma qualcuno - ancora oggi in società - lo definì inadeguato, non all'altezza. Lo scorso anno idem: gli venne preferito il portoghese (sconosciuto ai più) Ricardo Chéu.

Ma nel frattempo Beoni, dall'alto dei suoi 60 anni (tra un mese esatto saranno 61) ha continuato a studiare, ad aggiornarsi, a snasare qua e là per i campi del centro Italia e non solo. E poi? E poi ecco la chiamata più importante della sua carriera: l'amico (allievo) Maurizio che dalla Continassa gli telefona proponendogli il ruolo di collaboraotre tecnico e dall'altra parte della cornetta il "Maestro" Loris che tenendo l'apparecchio tra l'orecchio e la spalla, nel frattempo prepara la valigia.

Si parte, ad attenderlo c'è il Marziano, insieme al Pipita e a quel Gigi Buffon da poco tornato tra i pali della porta bianconera. Un sogno che diventa realtà: curerà sul campo, la fase offensiva, mentre Martusciello (il vice di Sarri) farà altrettanto con la fase difensiva.

IL RICORDO DEI SUOI EX GIOCATORI
«Beoni? Un grande allenatore, uno al quale piace curare i minimi particolari - ci dice Leonardo Casavecchia, da poco passato all'Anagni Fontana - Io ricordo che solo il sabato mattina, per la rifinitura, avevamo 8/9 schemi su calcio d'angolo e altrettanti sui vari calci di punizione. Un maestro secondo me, sia nella preparazione della difesa, che nella fase difensiva in generale. Posso dire di aver conosciuto una grande persona che nel mondo del calcio non è faile da trovare: merita questa opportunità».

Con Casavecchia, in quel Rieti lì, c'era anche "el tractorito" argentino Sebastian Gay, che da Cordoba dove ora vive con la sua famiglia e lavora nel campo dell'edilizia, parla così di Loris Beoni: «E' un intenditore di calcio, di persone come lui non ce ne sono tante in questo mondo. Un allenatore col quale ci si poteva sempre confrontare: grazie a lui a Rieti avevamo formato un gruppo e una squadra molto compatta in tutti i sensi. Persona eccezionale, un insegnante, sono contento per lui e gli auguro le migliori fortune».


Anche il portiere capitolino Flavio Provaroni, che quell'anno disputò una stagione incredibile sotto la sua gestione, lo ricorda con estremo piacere e sui social racchiude il suo pensiero con un semplice - quanto esplicativo - «un maestro» accompagnato da un cuore che basta ed avanza per far trasparire il legame che si era creato quell'anno in uno spogliatoio di uomini veri, completato da gente come Sabatino, Pezzotti, Lomasto, Crescenzo, Tagliaferri e Mattia, oltre a tanti gregari che insieme ai big riuscirono a crescere al punto tale da sfiorare l'impresa. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero