Rieti, musicista sabina non regolarizzata nella banda della polizia: causa al ministero. Le due tesi a confronto

Il tribunale civile di Roma
RIETI - La posizione del Ministero dell’Interno è chiara: quelle di Ornella Bartolozzi, nota arpista sabina, erano soltanto prestazioni lavorative occasionali,...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
159,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
79,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA
ANNUALE
79,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
159,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 6 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

RIETI - La posizione del Ministero dell’Interno è chiara: quelle di Ornella Bartolozzi, nota arpista sabina, erano soltanto prestazioni lavorative occasionali, remunerate dagli organizzatori degli eventi e senza alcuna tipologia di rapporto lavorativo con il Ministero. Posizione contrapposte nella vicenda della 51enne artista che, per 14 anni, ha suonato nella banda della polizia di Stato, venendo pagata sistematicamente in nero, come ribadito nell’aula del tribunale civile del lavoro di Roma. Una situazione culminata in una denuncia e in una successiva richiesta di risarcimento pari a un milione e 200mila euro. Chiara la tesi sostenuta dall’avvocato di fiducia dell’artista, Aurelio Salata: tutti i concerti tenuti dalla Bartolozzi sarebbero il frutto di una attività continuativa e ininterrotta nel tempo, suffragata da numerose determinazioni dirigenziali, che dimostrerebbero come l’artista venisse trattata esattamente come gli altri orchestrali in divisa.

La vicenda. Controversia civile che crea uno scenario non proprio ordinario, in considerazione del fatto che la vicenda si è dipanata nel pubblico impiego e per di più tra le fila della banda della polizia di Stato. Come sempre sostenuto dal legale Salata, un ulteriore riprova che la Bartolozzi avesse il medesimo trattamento di un orchestrale a tutti gli effetti e non quello di una collaboratrice occasionale, consisterebbe nel fatto che lei viaggiasse con l’intera compagine musicale, usufruendo degli stessi mezzi (compresi treni e aerei) messi a disposizione per il personale effettivo e compensi comprovati da titoli di viaggio sia individuali che collettivi. Tutto ciò contrariamente a quanto sostenuto dalla controparte, e cioè che la musicista ricevesse rimborsi dagli sponsor delle manifestazioni o elargiti dagli enti organizzatori degli eventi cui prendeva parte. Nodo da sciogliere in attesa del pronunciamento, sulla vicenda, da parte del tribunale civile e che, al momento, lascia un interrogativo sulla reale provenienza dei compensi che all’arpista sarebbero stati liquidati direttamente in contanti, dalle mani del maestro. «Oltre tutto - ha commentato la musicista, originaria di Torricella in Sabina - esiste un’ampia documentazione: foto di concerti, ordini di servizio, atti ministeriali che testimoniano la mia attività». La polizia, tramite l’avvocatura di Stato, sostiene, al contrario, che Ornella sarebbe stata coinvolta esclusivamente per prestazioni occasionali e non in maniera continuativa e che la sua partecipazione agli eventi avveniva per arricchire il proprio curriculum vitae o comunque percepiva rimborsi non erogati o liquidati dal Ministero. Un braccio di ferro che già a settembre potrebbe trovare una determinazione con il pronunciamento del tribunale civile di Roma, chiamato a dirimere la delicata controversia pubblico-privata tra il Ministero dell’Interno e l’arpista reatina.

 

Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero