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RIETI - L’impresa sociale Promis sul triste epilogo del “Bambin Gesù”, storico istituto paritario del centro, continua a non rilasciare dichiarazioni. Tanto il presidente Fabio Porfiri quanto il vice David Fabrizi, responsabile delle Comunicazioni della Diocesi, continuano a far cadere nel vuoto i ripetuti tentativi messi in atto da Il Messaggero al fine di conoscere la posizione dell’impresa che, dopo la gestione da parte delle suore Oblate del Bambin Gesù, da due anni ha preso in mano la scuola, ormai proiettata verso la chiusura di giugno.
La società, negli ultimi giorni, ha tentato di far rimanere confronti e decisioni dentro le mura del “Bambin Gesù”, organizzando il 3 marzo un incontro con i genitori degli iscritti e inviando il 4 marzo una mail nella quale comunicava alle famiglie la chiusura dell’istituto a causa delle poche iscrizioni (solo 20). La Promis non ha però fatto i conti con l’eco che la fine di una struttura storica e profondamente amata dai Reatini avrebbe generato, propagando all’esterno preoccupazioni e amarezze delle mamme e dei papà dei bambini iscritti a primaria e infanzia.
Le prime segnalazioni circa l’aumento vertiginoso delle rette annuali, da gennaio passate da 350 a duemila euro sono giunte a Il Messaggero proprio dai genitori.
Le famiglie degli alunni si dicono profondamente amareggiate per l’imminente chiusura della scuola, imputata, a leggere quanto lasciato sulla bacheca social de Il Messaggero, soprattutto all’attuale gestione.
Nei confronti della congregazione delle suore Oblate del Bambino Gesù, alla guida dell’istituto fino a due anni fa, invece si percepisce un sentimento di profonda riconoscenza. C’è chi ci ha insegnato, chi l’ha frequentata da piccolo, chi l’ha scelta per i propri figli e chi oggi a malincuore si trova costretto a lasciarla.
«La pessima comunicazione e gestione dell’impresa sociale – scrive una mamma - incapace di trovare risorse, ma capace solo a dare una comunicazione a dir poco “terroristica” ha portato alla fuga di tanti genitori e alla chiusura di una scuola che esisteva da secoli. A malincuore mi trovo a dover spostare mia figlia che ha iniziato solo a settembre la prima elementare con una maestra eccellente. Un ambiente familiare quello delle suore importante per chi frequenta il doposcuola quotidianamente. È desolante che in questa città riesca a trovare la morte ogni buona iniziativa».
«Concordo sulla comunicazione “terroristica” – le fa eco la mamma di un bimbo di quinta elementare - e sulla mancanza di volontà, da parte dell’impresa che ha gestito la scuola in questi ultimi anni, di fare una pubblicità almeno decente».
«Grande perdita per il territorio – commenta una cittadina -,mio figlio ha frequentato le elementari e prima di lui mio padre. La preparazione data dagli insegnanti e dalle suore si è rivelata ineccepibile. Confesso che sul fronte della comunicazione e dell’organizzazione c’era veramente da lavorare, ma comunque è veramente un peccato». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero