Rieti, in «Come Cristo comanda» giovanissimi e adulti dell'Azione cattolica con Michele La Ginestra

Rieti, in «Come Cristo comanda» giovanissimi e adulti dell'Azione cattolica con Michele La Ginestra
RIETI - Una giornata intrisa di condivisione e bellezza, quella vissuta ieri da adulti e giovanissimi dell'Azione cattolica di Rieti e della parrocchia di San Barnaba di Roma....

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RIETI - Una giornata intrisa di condivisione e bellezza, quella vissuta ieri da adulti e giovanissimi dell'Azione cattolica di Rieti e della parrocchia di San Barnaba di Roma. Una trasferta quella dell'Ac reatina legata ad un percorso di riflessione sulle scelte personali dei ragazzi e I momenti peculiari in cui queste sono state compiute. ''Come Cristo comanda'' di Michele La Ginestra è stato senz'altro uno spiazzante e calzante spettacolo per offrire un finale aperto alla riflessione.


L'INCONTRO
L'attore istrionico e poliedrico sul palco recita nei panni di Stefano, il soldato che diede da bere acqua e aceto a Cristo crocifisso. Dal profilo umano, cinico, dubbioso e pragmatico, il soldato affianca il suo superiore Cassio, Massimo Wertmuller, centurione trasfigurato sorprendentemente dalla resurrezione di Cristo. 

«Ho capito che era importante comunicare dal palco, esprimere me stesso - ha detto La Ginestra ai 49 tra ragazzi ed adulti emozionati, nello scambio post-performance - Lo spettacolo nasce dalla volontà di esprimere qualcosa di straordinario, e altro non poteva essere che nei panni di due uomini della milizia romana che parlano di morte e resurrezione di Cristo. Senza dubbio un personaggio singolare. Scegliere di fare l'attore per me è stato importante perché capire qual è il tuo talento e metterlo a servizio ti dà forza. Cosa fare da grande non è un tema semplice ma per comprendere serve un po' abbandonarsi all'ascolto e a volte non ce la facciamo da soli, per questo conviene appizzare le orecchie». 


La Ginestra naturale e disponibile con estremo sarcasmo ha saputo rapire i giovanissimi «quante persone ci passano accanto e noi non le ascoltiamo. Saper percepire ci cambia la vita. Teatro7 prima era una sala parrocchiale, ma grazie a padre Giuliano io ed altri ci abbiamo creduto e dopo anni capisci che non sei solo, che non fai le cose solo per te stesso. E questo spettacolo vuole essere un percorso umano in grado di smuovere un confronto, perchè non c'è solo una verità. Il dubbio è costruttivo e pian piano trova gradini che portano ad avanzare. Non esiste ''annunciazion annuciazion'' dal Signore. Quello che sei è la cosa più importante di tutte, nel confronto con gli altri proprio le maschere ci fregano, lasciamole alla scena. Oggi, c'è un bisogno esasperato di usarle per apparire, invece bisogna aspettare e comprendere le proprie debolezze, questa è la saggezza, ragazzi. Tutti abbiamo dei limiti e anzi capirlo ci rende più umani.» Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero