Rieti, volontà di uscita dal consorzio dell'università mai ascoltata e ora gli avvocati fanno causa

Palazzo di Giustizia
RIETI - Ogni tentativo di mediazione è fallito e, alla fine, agli avvocati non è rimasto che trascinare in tribunale la Sabina Universitas. Alla base della causa, la...

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RIETI - Ogni tentativo di mediazione è fallito e, alla fine, agli avvocati non è rimasto che trascinare in tribunale la Sabina Universitas. Alla base della causa, la mancata ratifica dell’assemblea della volontà dell’Ordine forense di uscire dalla compagine che forma il Consorzio: intenzione ribadita a più riprese, ma rimasta senza risposta. Ora, in occasione della discussione che si aperta sul futuro dei corsi universitari e sul ruolo della Fondazione Varrone, fonti della Sabina Universitas confermano l’esistenza della causa promossa davanti al Tribunale delle Imprese di Roma, sede naturale trattandosi di contenzioso societario, e la prima udienza dovrebbe tenersi prima della pausa feriale.

Le tappe


La situazione si stava trascinando da qualche anno, da quando l’assemblea degli iscritti (presidenza Luca Conti) votò per lasciare la compagine, volontà ribadita dal successivo consiglio attualmente in carica sotto la guida dell’avvocato Attilio Ferri. I tentativi per convincere il Consorzio a prendere atto della volontà degli avvocati, sulla scorta di quanto già deciso per l’Ordine dei commercialisti, sono stati diversi, per chiudere un rapporto con l’università che non ha prodotto per il mondo forense sabino i risultati attesi. In sostanza, il motivo che spinse il Consiglio dell’ordine, presieduto all’epoca da Antonio Belloni, a diventare socio del Consorzio, fu la promessa di istituire corsi di giurisprudenza per le future toghe, impegno manifestato e ribadito più volte, ma senza che alle parole seguissero i fatti. Sono passati gli anni, l’Ordine ha continuato a pagare la quota di adesione (sono stati accantonati anche gli importi dovuti dopo la delibera dell’assemblea) nella speranza di concretizzare alcune occasioni che intanto si erano presentate. Una di queste fu a gennaio 2002, quando il presidente Belloni e la segretaria dell’Ordine Anna Maria Barbante incontrarono il professor Angelici, preside della Facoltà di Giurisprudenza de La Sapienza, e insieme al presidente della Sabina Universitas, Giosuè Calabrese, decisero di istituire a Rieti una scuola di formazione post-universitaria convenzionata con l’università romana. Il tutto sarebbe dovuto partire da settembre, preceduto da alcune lezioni che Angelici avrebbe tenuto insieme ad altri docenti della Facoltà di Legge sulla riforma del diritto societario. Non se ne fece più niente, come fallì il progetto di promuovere un corso di laurea triennale, con biennio a Roma, proposto dall’ex sottosegretario alla Giustizia Salvatore Mazzamuto, in convenzione con Roma Tre. A Roma, il senato accademico votò compatto a favore, ma da Rieti non arrivò mai alcuna risposta.

 

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Il Messaggero