Rieti, Andrew Howe, 35 anni e non sentirli: «Che bello essere tornato al campo, dopo i periodi bui c'è sempre il sole...»

Andrew Howe al Guidobaldi dopo la ripresa degli allenamenti (foto Enrico Meloccaro)
RIETI - 35 anni e non sentirli. Andrew Howe festeggia oggi, 12 maggio, il suo compleanno e lo farà, dato il periodo, tra le mura di casa al fianco della sua compagna. Una...

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RIETI - 35 anni e non sentirli. Andrew Howe festeggia oggi, 12 maggio, il suo compleanno e lo farà, dato il periodo, tra le mura di casa al fianco della sua compagna. Una tappa importante per l’atleta reatino che si racconta spaziando tra passato, presente e futuro.


Come vive questi 35 anni?
«Abbastanza bene. Per adesso non me li sento (ride), anzi mi sento abbastanza giovane, cerco di andare avanti e di allenarmi sempre di più perché comunque andando avanti negli anni bisogna allenarsi il doppio quindi è chiaro che anche se sono 35 comunque mi sento abbastanza vivace».

Come festeggerà questo complenno?
«Data la situazione sarà una cosa tra me e la mi fidanzata: abitiamo insieme. Faremo una cosa molto tranquilla: fettuccine e tiramisu, qualcosa di tranquillissimo».

Da poco avete ripreso gli allenamenti al Guidobaldi, come è stato l’impatto?
«E’ andata molto bene. La ripresa è stata una boccata d’aria fresca. Tornare al campo con le belle giornate sicuramente dà sicuramente un’iniezione di gioia per poter fare tanto. E’ stato sicuramente particolare ma durante la quarantena ci siamo difesi, quindi la ripartenza non è stata poi così traumatica. Siamo molto ma molto contenti di tornare al campo».

Guardandosi indietro: quale il momento più bello e quale il più brutto nella sua carriera?
«Sicuramente il momento più bello è stata la medaglio d’argento ai mondiali di Osaka mentre il momento più brutto è stato quando mi sono rotto il tendine nel 2011 in un momento in cui ero molto molto in forma. E’ stato veramente un peccato, comunque sono cose che capitano: ci sono momenti belli e momenti brutti, bisogna saper apprendere da entrambe le situazioni».

In futuro invece come si vede?
«Personal trainer o allenatore:  sicuramente cercherò di rimanere il più possibile attaccato al mio sport cercando di aiutare i giovani a crescere imparando dai miei errori per farli possibilmente diventare migliori di me».

Momento complicato questo per lo sport…

«Lo sport sta passando un bruttissimo periodo per il semplice motivo che non ci sono gare e quindi tutti gli atleti sono in fibrillazione per sapere cosa li attende dal futuro. Io dico che in questo momento dobbiamo solo preoccuparci di risolvere l'emergenza Covid. E’ la cosa più importante, le competizioni poi riprederanno, ne sono sicuro. Dopo un momento buio c’è sempre il sole come la storia ci ha insegnato». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero