RIETI - Interno Ater nei ruggenti anni Valentino Antonetti e poi Mauro Lattanzi, raccontati da un ex consigliere di amministrazione all'indomani dell'ennesima sconfitta...
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A cosa si riferisce? «Non all'inchiesta in corso su Piani di Poggio Fidoni, sulla quale aspetto le conclusioni della magistratura, ma sicuramente sulle stabilizzazioni e progressioni che hanno portato da 31 a 49 persone fisse in pianta organica in anni in cui (siamo nel 2008-2009, ndr) già la crisi si faceva sentire sui bilanci pubblici e dove più che assumere gente, ovunque si facevano ponti d'oro perché se ne andasse. Invece all'Ater di Rieti si facevano ponti d'oro a chi arrivava, come una dipendente in comando da Roma che ci costava 55mila euro l'anno. Per non dire della cognata dell'allora direttore generale tra i 18 assunti e stabilizzati. Ma è chiaro che una gestione del genere doveva certamente essere conveniente sul piano politico visto il clima unanime del cda che Antonetti continuamente magnificava».
LA GESTIONE LATTANZI
Poi è arrivato Mauro Lattanzi (indicato dalla giunta Polverini) e voi del centr destra in consiglio: è cambiato qualcosa? «La situazione drammatica dei conti e dei contenziosi è saltata subito agli occhi ma sembrava che interessasse solo a me - ricorda Pezzotti - E adesso che stanno arrivando le sentenze che espongono l'Ater ad esborsi di almeno 50mila euro mi chiedo: chi pagherà? I vecchi amministratori non ci sono più, è vero; il direttore generale, che quando se ne andò si portò via cinque faldoni di documenti senza dare le consegne a nessuno non c'è più. Ma c'è la Corte dei Conti che spero che faccia chiarezza. Lì dentro si è fatta terra bruciata». E tutto in nome del popolo inquilino. Ma anche qui come altrove non si può dire che non si sapesse o si scrivesse. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero