Fara Sabina, antenna di telefonia: «Installazione richiesta da compagnia e tasse anticipate»

L'antenna
RIETI - Mentre i residenti di via Borgo Nuovo stanno preparando una raccolta firme contro l'installazione dell'antenna di telefonia mobile spuntata, dall'oggi al domani, tra le...

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RIETI - Mentre i residenti di via Borgo Nuovo stanno preparando una raccolta firme contro l'installazione dell'antenna di telefonia mobile spuntata, dall'oggi al domani, tra le frazioni di Corese Terra e Borgo Quinzio, parla il proprietario del terreno dove è stata ubicata. E dal quale, ad oggi, rimuoverla sembra essere un'impresa titanica tanto quanto l'antenna stessa. Che sta facendo discutere soprattutto perché l'area privata scelta sorge a pochi metri dalle abitazioni e dalla scuola di Borgo Quinzio che sta per essere ultimata. Il terreno è di proprietà della famiglia di Massimo Quinzi, conosciuto a Fara Sabina per il suo passato di amministratore di Alleanza nazionale. La sua ultima esperienza amministrativa si è conclusa nel 2011, dopo aver trascorso sui banchi dell'opposizione di centrodestra 10 anni, sedendo anche accanto all'attuale sindaco Davide Basilicata. L'installazione del ripetitore ha suscitato tantissime polemiche e Quinzi ha deciso di utilizzare la bacheca del suo profilo facebook per chiarire la posizione della sua famiglia e giustificare la scelta.


LA SPIEGAZIONE

«Siamo proprietari legittimamente di un terreno - ha scritto l'ex amministratore. - Ci è stato richiesto in affitto da una società telefonica per l'installazione di un ripetitore telefonico, come un'opera di urbanizzazione primaria. Dopo aver ricevuto rassicurazione sugli effetti, vista la vicinanza con le scuole e con le abitazioni (comprese le nostre), abbiamo firmato un contratto di uso per nove anni. Il contratto è stato regolarmente registrato e le tasse pagate per tutti i nove anni anticipatamente. Dopodiché, finisce la nostra competenza. Se il palo è grande - continua Quinzi - alto o sottile, nessuno lo può imputare a noi. Se le autorizzazioni ci sono o non ci sono, non è di nostra competenza. Se dal punto di vista sanitario sono state rispettate le distanze e le misurazioni, è un fatto che riguarda la società telefonica e gli enti deputati al controllo». Ma le polemiche non si placano. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero