RIETI - Savino Di Paolo ha trascorso praticamente una vita intera tra frutta e verdura. Insieme alla moglie e a un figlio, gestisce un chiosco di ortofrutta. ...
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RIETI - Savino Di Paolo ha trascorso praticamente una vita intera tra frutta e verdura. Insieme alla moglie e a un figlio, gestisce un chiosco di ortofrutta.
Di Paolo, che anno è stato quello che abbiamo appena salutato? Chiudiamo con un bilancio positivo o negativo?
«Negativo, purtroppo. È stato un anno spiacevole a livello economico, abbiamo avuto molti meno incassi rispetto al 2021, per gli aumenti delle bollette. La gente tende a risparmiare, magari sceglie di fare una quantità di acquisti inferiore. Ma la qualità la chiedono sempre».
Un lavoro, il suo, che si porta ancora dietro le conseguenze della pandemia?
«Tantissime. Noi siamo calcolati come ambulanti in sede fissa, invece, stando in un’area mercato, il Comune ci ha classificato ambulanti, per cui al contrario delle normali attività alimentari, abbiamo dovuto chiudere. Nel novembre 2021, poi, siamo stati chiusi per quasi un mese per aver contratto il Covid: avevamo negozio e carico pieni, sono saltate le forniture e abbiamo dovuto buttare tanta merce, ci portiamo ancora dietro le perdite di circa trentamila euro in tutto».
Un anno difficile, ma mettiamo in archivio anche qualche soddisfazione?
«Certo. È stato molto bello questo Natale, con la famiglia riunita, con tutti i nipotini e l’altro mio figlio Loris tornato da Bologna, dove vive. Ci ricordiamo bene la tristezza dei tempi in cui vedevamo i bambini solo in videochiamata».
E cose belle sul lavoro?
«Riceviamo tantissime soddisfazioni umane. Non dimentichiamo quando, nel lockdown, ci hanno telefonato i clienti, per sapere come stavamo, se avevamo bisogno di qualcosa. Tante manifestazioni di affetto che riceviamo ogni giorno, con la fiducia e la fedeltà di chi ci riconosce correttezza e qualità».
Per Rieti, cosa in questo anno appena trascorso proprio non è andato bene?
«I lavori sulla Salaria hanno peggiorato parecchio la mia vita. Vado a prendere frutta e verdura ai mercati generali di Guidonia tre volte alla settimana, domenica, martedì, giovedì e il traffico in qualche giornata mi ha fatto tardare anche più di un’ora. La domenica parto all’una di notte per entrare al mercato alle 4.45, una vita faticosa».
Ma tutto sommato soddisfacente?
«Sì, non ci lamentiamo. Fino al 1984 avevamo un negozio a Torino, poi abbiamo deciso di tornare nelle mie zone d’origine. Abbiamo aperto qui, ai tempi era solo un piccolo chiosco, che poi si è ingrandito. Nel tempo ci sono state molte soddisfazioni».
Ad esempio?
«Il cliente che neppure mi chiede più cosa vuole. Come anche la fiducia dei ristoranti e le pasticcerie che riforniamo».
Perché scegliere un piccolo negozio invece della grande distribuzione?
«Al di là del rapporto diretto, c’è una forte componente igienica. Al contrario dei supermercati dove tutti palpano i frutti e le verdure, qui li indicano solamente. I prodotti li tocchiamo solo noi, e sempre con i guanti».
Per il 2023, vorresti che i reatini fossero....
«Quello che sono.
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Il Messaggero