Rieti, intervista al consigliere Alessio Angelucci: «L’opposizione più unita di quel che può apparire»

Alessio Angelucci
RIETI - «Quando perdi, o sparisci o rinasci». Alessio Angelucci, consigliere comunale e coordinatore provinciale di Centro democratico sceglie la seconda e a sentirlo...

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RIETI - «Quando perdi, o sparisci o rinasci». Alessio Angelucci, consigliere comunale e coordinatore provinciale di Centro democratico sceglie la seconda e a sentirlo parlare sembra quasi che la batosta elettorale alla fine non sia venuta per nuocere. 


Eppure, a vedere i tanti gruppi presenti sui banchi dell’opposizione, il centrosinistra appare frastagliato. È l’effetto o la causa della sconfitta? 
«Secondo me si tratta di una percezione alterata, perché, in realtà, siamo molto più uniti di quello che anche il risultato delle urne ha decretato. Tant’è che nel primo consiglio comunale abbiamo trovato convergenza immediata sui primi ordini del giorno in programma. Oggi si sta ragionando in maniera molto più unitaria rispetto a ieri, quindi la sconfitta semmai è la causa di una ritrovata unità». 
Le elezioni potevano avere un risultato diverso se si fosse marciati uniti su Di Berardino? 
«La palla di vetro non ce l’ho. Per me Claudio è straordinario sul piano umano e politico e sul suo spessore non ho mai avuto dubbi. Nella realtà locale forse avrebbe avuto altri ostacoli da superare sui quali non posso dare giudizi. Credo ci sia stato uno svantaggio generale che ha pesato sulla nostra coalizione a prescindere da chi l’avrebbe guidata. Una coperta corta: magari Claudio avrebbe aggregato qualche pezzo più moderato, ma perso qualche componente più a sinistra». 
Avete per anni condiviso lo stesso percorso politico, ma oggi la sua strada e quella di Petrangeli sembrano più lontane. È così? 
«No. Sono iscritto e coordinatore provinciale di Centro democratico, da un anno e mezzo, da molto prima cioè che si iniziasse a ufficializzare la strategia delle primarie. Quando ho fatto quella scelta politica, conseguenza naturale della mia collocazione politica, non ho abbandonato né il gruppo consiliare Rieti città futura né rallentato i rapporti con Simone, anzi li ho rafforzati essendo uno dei sostenitori del suo comitato promotore alle primarie. Ora si è aperta una fase diversa: si è capito che serve allargare a tutti, ma in maniera consapevole. E dentro Centro democratico c’è la possibilità di aggregare persone moderate che hanno ben chiaro però il perimetro nel quale questa moderazione si deve manifestare». 
Quindi l’asse politico di centrosinistra per battere il centrodestra deve ora mirare più al centro che a sinistra? 
«È l’esperienza stessa di governo che lo dice. Noi guardiamo all’esperienza del Governo Draghi come alla stella polare. Se vogliamo ripartire è qui che dobbiamo accendere la macchina e Simone (Petrangeli, ndr) è pienamente d’accordo di allargare a figure moderate. Dunque, dividendoci i compiti come in ogni buona famiglia, perché quello eravamo e quello siamo rimasti, ognuno farà la sua parte». 
Intanto, nelle sue ultime dichiarazioni ha già strizzato l’occhio a Roberto Donati. 
«Roberto non è mai stata una persona di destra, ma cinque anni fa ebbe uno spazio in quell’area politica mentre noi non siamo stati bravi a coinvolgerlo. Come faccio, se decido di puntare sulle competenze, ad escludere una collaborazione con Donati che ha fatto splendere il tricolore ogni volta che lo sport lo ha chiamato e nelle sport a Rieti in questi anni ha cercato di dare un contributo. Ha declinato l’invito a entrare nella giunta ombra, ma ha individuato in questo progetto uno strumento di collaborazione e a breve lo chiamerò per avere chiarimenti su alcune questioni legate al mondo dello sport». 
E con Antonio Emili? 
«Antonio a differenza di Roberto siede sui banchi della maggioranza, quindi la distanza è più marcata. Posso dire però che al termine del primo consiglio comunale gli ho esternato la speranza di una collaborazione soprattutto sui temi dell’urbanistica visto che ha avuto la penna in mano fino all’altro giorno e da lì bisogna ripartire senza pregiudizi». 
Cosa porterà la giunta ombra, a lei e alla città? 

«A me porterà tanta gioia, perché sono abituato al gruppo, a dividere il lavoro, le speranze e le aspettative. Alla città porterà la possibilità di esprimere volontà, pensieri e progettualità pur non sedendo sui banchi del consiglio comunale e pur non facendo parte di lobby importanti. Sono voci comuni che vengono istituzionalizzate, persone che si erano candidate e hanno deciso di non scappare il giorno dopo. Un progetto pienamente apprezzato e sostenuto da Simone Petrangeli. Un modo per includere, stare tra la gente e allargare alla base. Lo capiranno anche le persone che l’hanno guardato con sospetto». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero