Amatrice, parla un apicoltore: «Troppi gli attacchi degli orsi agli alveari. Difficile proseguire»

Gli apiari distrutti
RIETI - ​Devastazione e delusione. «Non so se continuerò a fare l’apicoltore». A parlare è Piero Palombini, i suoi apiari, nella frazione...

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RIETI - ​Devastazione e delusione. «Non so se continuerò a fare l’apicoltore». A parlare è Piero Palombini, i suoi apiari, nella frazione Cornillo Vecchio di Amatrice, sono stati attaccati per ben cinque volte in un anno da orsi. Palombini è uno dei tanti apicoltori colpiti nella zona di Amatrice e Accumoli: l’ultimo attacco risale al 14 dicembre. Per proteggere le api, negli ultimi tempi, l’Associazione amici dell’orso, gli aveva fornito un reticolato elettrico, alimentato da pannelli solari, ma non è bastato.

La testimonianza. «L’orso è passato tra i fili, probabilmente la scossa non era potente - racconta Palombini. - La devastazione degli apiari è un colpo al cuore per tutti noi appassionati: vedere distrutti in pochi attimi tanti mesi di lavoro è desolante e sto sinceramente pensando se a questo punto sia il caso di proseguire l’attività».
Le orme “catturate” dalle numerose fotografie scattate in questi mesi sono eloquenti. Come lui, sono stati in tanti a subire l’anno passato gli attacchi. L’Associazione apicoltori alto Lazio ne ha registrati almeno 22 nel dossier consegnato al Governo e agli Enti e del quale ha dato conto anche Il Messaggero. Ma in realtà si stima che siano state molte di più le incursioni.

Le modalità. Il primo attacco subito da Palombini è datato marzo 2022: le telecamere di movimento avevano immortalato la scena notturna: si vedeva nell’oscurità la sagoma dell’orso che, indisturbato, dopo aver ribaltato e divorato i telai con il miele, aveva divelto una recinzione per poi uscire dal terreno. La misura degli apicoltori ormai è colma: anche le api sono animali protetti ma, di fatto, il proliferare degli orsi (l’Aaal ne stima due in attività) sta rendendo la vita difficile ai produttori di miele che costituiscono un’attività imprenditoriale in ascesa sul territorio. «Noi abbiamo anche animali in montagna che pascolano dalla primavera - conclude Palombini - ci chiediamo se i cuccioli possano essere in pericolo per la presenza dell’orso».


Un’ulteriore preoccupazione, dunque, che si aggiunge alla presenza dell’orso, con la quale fare i conti. Le modalità delle incursioni sono per tutti le stesse e il risultato è la perdita delle famiglie di api, di prezioso tempo e lavoro: con la primavera alle porte e l’inizio della stagione apistica, in queste zone, l’angoscia tra gli operatori sale. Le richieste fatte dall’Associazione apicoltori alto Lazio sono poche ma precise e vanno dal rimborso danni velocizzato alla fornitura immediata di recinzioni elettrificate gratuite per tutti gli allevamenti apistici presenti nelle zone soggette ad attacchi. Ma, soprattutto, la «revisione delle politiche di gestione degli orsi che consentano la sicura, regolare ed economicamente sostenibile attività apistica». Richiesta la tutela degli apicoltori per autoconsumo e la considerazione verso l’attività d’interesse nazionale dell’apicoltore. Con una sola certezza: servono risposte celeri e, soprattutto, risolutive. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero