RIETI - «Il tempo cura la maggior parte delle ferite, non ho paura di parlarne». È con questo spirito che Marco Silvestri si accinge a raccontare il suo ultimo...
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Dominante, all’interno del brano, il suono della chitarra sia acustica che elettrica, per accompagnare un testo malinconico e toccante, realizzato interamente da Silvestri per omaggiare una terra “che il destino beffardo ha cancellato dal pianeta, ma non dal nostro cuore”, come si legge nella descrizione del brano su Youtube.
“24.08” è frutto di un lungo lavoro di composizione iniziato il 30 agosto 2016, dopo i funerali delle vittime, in un primo momento in lingua inglese. «Nel brano mi immedesimo in qualcuno che abbia vissuto sulla propria pelle quei terribili momenti, ma non capisce se stia sognando o no; se sia meglio essere rimasto in vita o se fosse stato meglio morire» spiega l’autore. Un’immedesimazione non così difficile per Silvestri, a cui il sisma ha tolto una casa e diversi amici d’infanzia, che ora rivivono anche nel suo brano. Perfettamente calzante il video musicale realizzato insieme al reatino Stefano Giuliani, amico di Silvestri, che contiene immagini di Amatrice dal 2016 ad oggi.
Alla domanda se esista un verso in grado di riassumere l’intera canzone, Silvestri non ha dubbi: «Ma ancora tutto è dentro me, ogni cosa al suo posto, proprio dove dovrebbe essere», parole introspettive che sono certamente un buon motivo per ascoltare “24.08” sulle piattaforme online.
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Il Messaggero