Rieti, Amatrice-Configno: i campioni del passato ricordano le vittime del terremoto

Il patron dell'Amatrie-Configno con i campioni del passato Gelindo Bordin, Laura Fogli e Gabriella Dorio
RIETI - Il presidente dell’associazione Configno Luigi Salvi depone un mazzo di fiori bianchi e rossi alla base della torre civica comunale. Tutt’intorno le macerie. A...

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RIETI - Il presidente dell’associazione Configno Luigi Salvi depone un mazzo di fiori bianchi e rossi alla base della torre civica comunale. Tutt’intorno le macerie. A fianco a lui i campioni del passato Laura Fogli, Gabriella Dorio e Gelindo Bordin accompagnati dal patron Bruno D'Alessio.

 

Non ci sono Stefano Baldini, tornato a casa ieri sera. E nemmeno Ezekiel Kemboi, al riposo in vista della corsa di oggi pomeriggio. Inizia così la lunga giornata della Amatrice-Configno.

Un gesto semplice, ma carico di significato, che testimonia la vicinanza del mondo dello sport. Un messaggio silenzioso, che richiama alla mente i drammatici momenti del terremoto di un anno fa ma che, al tempo stesso, dà speranza e forza per andare avanti.

«Venire qui è stato come ricevere una fitta al cuore – dice la Dorio ai microfoni di Rai2 – Vedere certe scene in televisione è tutta un’altra cosa, dal vivo fa un certo effetto, che ti mette tanta tristezza addosso. Questa 40esima Amatrice-Configno vuole essere uno dei punti di ripartenza, una reazione. E noi siamo qui per testimoniare la nostra vicinanza».

Il calore, quello sì, non manca. Sia da parte degli ospiti, campioni del passato in testa, sia del popolo dei runners, che fin dalla mattinata ha preso letteralmente d’assalto Amatrice (anche con i pullman). «Colpisce immergersi in un clima del genere, in cui la freddezza delle macerie si mescola all’energia della gente – aggiunge la Fogli – Il mio pensiero va a chi non c’è più e a tutti quelli che sono rimasti, ma che non hanno più una casa. O, peggio ancora, una famiglia».

Come vecchi amici di Bordin, rincontrati ieri sera al galà dei campioni dopo tanti anni. «Parlavo con uno di loro – racconta il campione olimpico – e mi diceva che del gruppetto di sette con cui strinsi amicizia nel 1988, in una delle mie tante partecipazioni alla Amatrice-Configno, ora due non ci sono più. Oggi sono qui anche per loro». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero