Rieti, Di Venanzio: «Lavori rapidi o rischio desertificazione»

Alessandro Di Venanzio
RIETI - «La ricostruzione è troppo lenta e i cittadini di sentono sempre più soli». A cinque anni esatti dal terremoto del centro Italia, il presidente...

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RIETI - «La ricostruzione è troppo lenta e i cittadini di sentono sempre più soli». A cinque anni esatti dal terremoto del centro Italia, il presidente di Unindustria Rieti, Alessandro Di Venanzio, torna a far sentire la sua voce sulla situazione nei luoghi più colpiti dal terremoto.


Quali sono le situazioni più preoccupanti?
«Non nascondo il mio rammarico per i ritardi, visto che si attendono interventi seri ormai dal 2016, e che le imprese proseguono a cercare di garantire occupazione e sviluppo, pur tra mille difficoltà». L’analisi è a tuttotondo e spazia dalla burocrazia che ha allungato i tempi alle grandi opere, con un focus su semplificazione e infrastrutture, «fondamentali per una seria ricostruzione».
Cosa auspica per la Salaria e sulla futura ferrovia che dovrebbe collegare il Mar Tirreno con il Mare Adriatico?
«Sulla Salaria non chiediamo la luna, ma semplicemente che venga mantenuto quanto promesso, vista la pericolosità della strada e i tanti anni di attesa». Incidenti e altre criticità, purtroppo, lungo la statale, sono riemersi in tutta la loro attualità e drammaticità anche nelle ultime settimane».
Sulle opere previste quale è la sua posizione?
«Sia chiaro, nessuno vuole fare polemica ad ogni costo, ma non siamo disposti a tacere e di far parte di chi da anni promette ed illude un popolo ormai sfiduciato». L’auspicio è che «con i fondi promessi si riesca finalmente a voltare pagina, anche e soprattutto per rispetto verso chi non c’è più».
Sulla ricostruzione, in questo momento, quali sono le priorità?
«Serve un vero e proprio cambio di marcia rispetto ai Cas, una questione che da anni denunciamo e che di certo non aiuta la gente a prendere una decisione sulla ricostruzione. Diamo certamente atto che il commissario straordinario per la ricostruzione dopo il sisma, Giovanni Legnini, sta lavorando bene, ma l’accelerazione è tuttavia necessaria, come è necessario snellire le procedure burocratiche ed intervenire su infrastrutture materiali e immateriali».
In caso contrario, quali sarebbero i rischi?
«Si andrebbe incontro alla desertificazione economica, considerando che manca una strategia imprenditoriale ed industriale che incentivi le aziende ad investire sul territorio e a rimanerci, creando occupazione e benessere. Senza contare che in questo ultimo periodo, anche se i cantieri stanno accelerando, tra Superbonus e Recovery Plan, il rischio sarà quello della mancanza di imprese».
Di Venanzio spiega che per la ricostruzione nei luoghi del sisma sono state impiegate anche una decina di ditte - prevalentemente edili e di struttura piccola o media - della provincia reatina, soprattutto grazie agli appalti diretti dei comuni.
«Ma ora basta parole, ci vogliono i fatti. E serve più impegno da parte di tutti gli interlocutori: Unindustria, come sempre, è pronta a dare il suo contributo e convinta che serva unione e collaborazione per uscire da questa drammatica situazione».
Il turismo nella provincia reatina?
«Molto buono. Nonostante la pandemia abbiamo registrato ottimi risultati e speriamo di proseguire su questa strada».
E per quanto riguarda la campagna antiCovid, totale appoggio per la vaccinazione in azienda.

«Come Confindustria lo proponemmo parecchio tempo fa. Avremmo allestito un’area apposita e ci saremmo fatti carico di tutte le spese sanitarie, incluso il compenso dei medici. L’azienda è una comunità vera e propria, i dipendenti vanno protetti. Lo ribadisco, in caso di contagio e di chiusura - anche temporanea - un’azienda, seppur florida, potrebbe non essere in grado di tenere il ritmo della produzione e di ripartire: questo va assolutamente evitato».

 

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Il Messaggero