Rieti, ristoro per l'acqua reatina: questa volta ad opporsi è il nuovo sindaco di Roma

Peschiera
RIETI - Ristoro romano per l’ acqua reatina, la sindaca Virginia Raggi dice “no”. In zona Cesarini, l’Ato 2 romano ha presentato ricorso al Tar contro la...

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RIETI - Ristoro romano per l’ acqua reatina, la sindaca Virginia Raggi dice “no”. In zona Cesarini, l’Ato 2 romano ha presentato ricorso al Tar contro la Regione Lazio per chiedere l’annullamento della delibera di Giunta del 17 maggio scorso che disciplinando l’interferenza d’ambito prevedeva un ristoro economico per il reatino di 36 milioni di euro una tantum per il pregresso e 6 più 2 milioni di euro l’anno da qui a seguire. A firmare il ricorso è stata la sindaco di Roma Virginia Raggi, nella sua qualità di legale rappresentante della Città Metropolitana (l’ex Provincia di Roma) che coordina l’Ato2.


Quello che si temeva è successo, ovvero il nuovo stop di Roma stavolta formale, con un ricorso al Tar alle pretese reatine di avere un ristoro per l'acqua del Peschiera-Le Capore pompata verso la Capitale. In precedenza, rispetto alla delibera regionale della giunta Marrazzo del 2006 che con cifre molto superiori provò a regolamentare i rapporti tra Ato romano e Ato reatino, la resistenza della Provincia di Roma (guidata da Nicola Zingaretti) fu praticamente «passiva», ma comunque centrò l'obiettivo di lasciare Rieti a secco di soldi. Ora che nella delibera regionale era invece previsto un meccanismo che rendeva il ristoro più facilmente «esigibile», l'Ato romano si è rivolto al Tar, considerando il provvedimento «illegittimo e lesivo degli interessi della collettività», in quanto per «risarcire» i cittadini reatini di componenti di costo quali i «costi ambientali» e della «risorsa» acqua, come da delibera «imporrebbero all'Ato romano l'aumento dell'attuale tariffa idrica del 2%».

E comunque, per l'Ato romano, quelle somme sarebbero «illegittime sia perché in assoluto non dovute sia perché prive di un'istruttoria che ne abbia definitivamente determinato l'importo», considerato che anche secondo la Comunità europea, «l'acqua non è un prodotto commerciale ma un bene comune». Ato 2, nel ricorso, ricorda poi il vero vulnus della delibera regionale, vale a dire la possibilità prevista dalla stessa Regione con la legge 5 del 2014 di arrivare ad un Ato unico per tutto il Lazio. In qual caso, recita il ricorso, «nulla sarebbe dovuto per l'uso delle sorgenti del Peschiera Le Capore che verrebbero a trovarsi nello stesso ambito territoriale dei romani». Alla Regione Lazio difendere la sua delibera dal ricorso e all'Ato3 difendere le sue prerogative. «Intanto giovedì all'assemblea dei sindaci adotteremo la delibera, poi si vedrà», dice il presidente della Provincia, Giuseppe Rinaldi. C'è da dire che il ricorso di Ato 2 non è l'unico: sull'accordo di interferenza d'ambito favorevole al reatino c'è anche il fuoco «amico» dei comuni di Cittaducale e Casaprota, che hanno fatto ricorso al Tar in quanto principali comuni «rivieraschi» rimasti «schiacciati» dall'ipotesi di interferenza d'ambito decisa dalla Regione. A rimanere «schiacciati» politicamente dal ricorso al Tar di Ato 2 sono invece i Grilli Parlanti di Rieti, che giusto lunedì avevano bollato l'accordo per il ristoro dell'acqua come l'ennesima bufala del centrosinistra, in quanto assai più povero di quello previsto nel 2006 e soprattutto ancora tutto da onorare. «el frattempo però ci sarà la solita società privata (Acea) che vedrà gonfiare le proprie casse a danno della collettività del reatino». I Grilli parlanti sperano di «avere presto anche qui un'amministrazione a 5 Stelle»in grado di mantenere le promesse. Magari tra sindaci 5 Stelle si potranno intendere. Per adesso la Raggi rispetto al ristoro reatino è su tutt'altre posizioni. A ben vedere, le stesse di sempre. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero