RIETI - Circa in settanta tra giovani e adulti dell'Azione Cattolica di Rieti e della parrocchia San Barnaba di Roma si sono dati appuntamento domenica 19 al Sistina di Roma....
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LO SPETTACOLO
Aperto all'allegria a tratti graffiante, a tratti leggera il recital indossa le vesti di un inno alla gioia. Nell'atmosfera sospesa del Sistina, rompe gli schemi e grazie ai giovanissimi ragazzi dell'Accademia del Sistina, che affiancano sul palco La Ginestra, "È cosa buona e giusta" riesce a coinvolgere il pubblico gradualmente e spontaneamente. Sullo sfondo della narrazione resta sempre l'oratorio parrocchiale, dal quale deriva il centro della storia: la lenta scoperta della propria vocazione, la propria strada nel mondo, che va di pari passo alla scoperta dei punti di riferimento fondamentali per la propria vita. Michele sulla scena interpreta se stesso, il famoso attore che è nella realtà, ma richiamato nella parrocchia dove è cresciuto per lasciare un'impronta nei ragazzi dell'oratorio ripercorre con ironia trasognante ed esilarante gli episodi miliari del suo vissuto, gli stessi che lo hanno condotto all'amore per il teatro "un mercato di bugie dove si confrontano le fantasie".
Dai ricordi del suo don e della famiglia alle partite di pallone in strada nell'infanzia senza regole e senza campetto, il primo bacio, fino al commosso ultimo saluto al padre lo spettacolo strizza con nostalgia l'occhio agli anni Ottanta, ai sapori, i motori, le feste, l'imbarazzo e le musiche. A questo però affianca l'energia necessaria e travolgente dei liceali dell'oratorio, con le loro esigenze, stramberie, insicurezze e la voglia viva di cambiare il mondo, la scuola e crescere, non a caso accompagnati dalle note di "Positivo" di Jovanotti. In un tripudio di colore e grintosi sorrisi trasmessi dal palco il recital esprime il suo messaggio principale: sorridere sempre, fino a capire che quello che si fa e si è scelto 'è cosa buona e giusta'. In chiusura non manca però una carrellata a mo' di omelia sull'uso pervasivo che ormai tutti facciamo degli smartphone. Una necessità viene suggerita dal palco per tornare ad apprezzare ed accorgerci di ciò che ci circonda: "spegnete i lampioni del vostro quotidiano". Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero