La ricostruzione post terremoto e i rischi della speculazione edilizia: l'allarme di Sergio Pirozzi

La ricostruzione post terremoto e i rischi della speculazione edilizia: l'allarme di Sergio Pirozzi
RIETI  - A lanciare l’allarme sul rischio infiltrazioni della criminalità organizzata nella ricostruzione era stato nei giorni scorsi l’ex sindaco di...

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RIETI  - A lanciare l’allarme sul rischio infiltrazioni della criminalità organizzata nella ricostruzione era stato nei giorni scorsi l’ex sindaco di Amatrice e attuale conigliere regionale Sergio Pirozzi, il quale aveva tra l’altro consegnato un dossier al presidente del Consiglio Draghi, nel giorno del ricordo delle vittime del terremoto. Il Messaggero ne ha visionato i contenuti.

“Piatto ricco mi ci ficco-Rischi speculativi da vendita immobili, patrimonio monetizzato”, è il titolo del documento tramite il quale l’attuale esponente di Fratelli d’Italia in Regione spiega le ragioni delle sue preoccupazioni. «Sono circa 24 mila gli edifici con danni gravi – dice Pirozzi – di questi 15 mila sono seconde case. Sul tavolo c’è un piatto ricco di circa 500 milioni di euro. Fino al 2019 esisteva una norma con la quale si vietava la vendita delle case riparate con contributi pubblici prima di due anni dalla fine dei lavori a soggetti diversi da parenti entro il quarto grado». Oggi è invece sufficiente l’approvazione della richiesta di contributo per la ricostruzione per poter vendere la propria casa, un contributo che «oscilla da un minimo di 1.600 euro a un massimo di 2mila euro al metro quadro». 

Il meccanismo. Ed ecco il meccanismo che potrebbe innescarsi: «Un numero sempre maggiore di cittadini – si legge nel dossier – non riesce più ad arrivare alla fine del mese, cosicché gran parte del patrimonio immobiliare dei comuni distrutti dal sisma rischia di essere messo in vendita, monetizzato causa necessità alla mercé del miglior offerente, di affaristi e speculatori». E continua: «E dietro la speculazione sovente si cela la criminalità, sempre attenta a cercare operazioni in cui ripulire il denaro sporco».

I tempi. Una ricostruzione, che secondo il documento, vedrà la luce almeno tra cinque anni. E per l’assenza di luoghi di aggregazione, di alcuni servizi essenziali, di attività economiche, il pericolo di un «disinnamoramento» verso questi luoghi è dietro l’angolo. «Molti potrebbero essere tentati dal vendere, o meglio svendere, il proprio immobile. Un immobile per il quale il singolo cittadino non deve versare alcun euro per la sua ricostruzione e la cui vendita può costituire un immediato introito e guadagno, anche nel caso di vendita ampiamente al di sotto del suo reale valore di mercato». 

L'opportunità per chi vuole approfittarne. Ma al tempo stesso ci potrebbe essere un’opportunità speculativa per qualche ditta, che «comprando sottocosto l’immobile e rivendendo lo stesso, potrebbe ricavare un doppio utile da tale operazione». E infine arriva l’appello di Pirozzi: «Questi territori non hanno più anticorpi, è urgente rimettere la norma che fu cancellata nel 2019. Non mi interessa quale governo l’abbia tolta, non ne faccio una questione politica ma di legalità. E’ opportuno accendere un faro anche su questa vicenda prima che sia troppo tardi».

 

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Il Messaggero