Arrestato Riccardo Bianchi, a Frosinone è accusato di inquinamento ambientale

Riccardo Bianchi, ex presidente di Federlazio Rieti
RIETI - Sono tutti accusati di inquinamento ambientale il presidente del consiglio di amministrazione e amministratore delegato della società 'A e A' spa, l'amministratore di...

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RIETI - Sono tutti accusati di inquinamento ambientale il presidente del consiglio di amministrazione e amministratore delegato della società 'A e A' spa, l'amministratore di fatto della stessa società, il responsabile degli impianti Cosilam gestiti dalla 'A e À, il project manager della società e il responsabile dell'impianto di depurazione Cosilam di Villa Santa Lucia, destinatari delle misure cautelari emesse dal gip del tribunale di Cassino ed eseguite questa mattina dai carabinieri forestali di Frosinone.

Nei confronti dei primi tre, Riccardo Bianchi 68 anni, ex presidente di Federlazio di Rieti, Roberto Orasi e Amedeo Rota, sono stati disposti gli arresti domiciliari; per le altre due rispettivamente l'obbligo di dimora e di presentazione alla Polizia Giudiziaria e il divieto di dimora nel Comune di Santa Lucia e di presentazione alla polizia giudiziaria.

Secondo quanto emerso dalle indagini del nucleo investigativo di Polizia Ambientale agroalimentare e forestale, in concorso morale e ateriale tra loro, avrebbero «in relazione all'attività di depurazione dell'impianto Cosilam nel comune di Villa Santa Lucia, gestito in regime di 'in housè dalla 'A e À spa abusivamente, in violazione delle prescrizioni autorizzative e dei limiti tabellari - come si legge nell'ordinanza del gip Vittoria Sodani - consentito lo scarico nel fiume Rio Pioppeto di reflui non correttamente depurati con concentrazioni altissime e oltre i limiti consentiti di Cod, Bod5, solidi sospesi, alluminio, solfuri, solfati e fosforo totale, assumendo con i loro ruoli l'obbligo giuridico di impedire l'evento, omettendo deliberatamente e reiteratamente di adottare le necessarie cautele e gli opportuni provvedimenti, cagionavano la compromissione e il deterioramento del corpo recettore del corso d'acqua, che risulta ora alterato per la presenza di fanghi, schiume e materiali in sospensione; delle acque pubbliche del Rio Pioppeto, rendendole qualitativamente e notevolmente peggiori delle acque reflue che


scorrono in una comune rete fognaria, e rendendole inidonee alla vita dei pesci. Il tutto con l'aggravante di aver prodotto l'inquinamento in area sottoposta a vincolo paesaggistico». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero