Rieti, cade dalle scale e va in ospedale: in attesa al pronto soccorso da oltre un giorno senza essere visitata

Rieti, cade dalle scale e va all'ospedale: in attesa al pronto soccorso da oltre un giorno senza essere visitata
RIETI - Oltre 24 ore trascorse in attesa al pronto soccorso, sdraiata su una barella, a causa di un infortunio alla caviglia. Dopo la vicenda raccontata il 19 agosto da Il...

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RIETI - Oltre 24 ore trascorse in attesa al pronto soccorso, sdraiata su una barella, a causa di un infortunio alla caviglia. Dopo la vicenda raccontata il 19 agosto da Il Messaggero dell’ultrasettantenne malato oncologico al quarto stadio, costretto ad essere trasportato dal figlio all’ospedale di Terni per una trasfusione dopo otto ore trascorse invano nell’area triage del pronto soccorso dell’ospedale de Lellis di Rieti, a vivere un’attesa infinita è stata stavolta una donna 60enne che, dopo una caduta lungo le scale della propria abitazione, sabato pomeriggio è stata trasportata dall’ambulanza al pronto soccorso del nosocomio reatino per effettuare gli accertamenti del caso. Da quel momento, però, è iniziata l’odissea che, alle 17 di ieri - quindi 26 ore dopo l’ingresso al de Lellis - non si era ancora conclusa. 

L’odissea. E’ la disavventura vissuta dal reatino Luigi Tomassetti e dalla sua compagna: è infatti lei la vittima di una caduta accidentale lungo le scale della propria abitazione che, intorno alle 15 di sabato, la costringe a farsi trasportare dall’ambulanza al pronto soccorso reatino per scongiurare eventuali fratture. «Alle tre del pomeriggio siamo arrivati al de Lellis, ma fino a mezzanotte siamo rimasti in attesa che venisse sottoposta agli accertamenti che la situazione richiedeva», spiega Luigi. Tutt’intorno, la (quasi) quieta disperazione di chi era consapevole di dover trascorrere ore interminabili, «con persone che, dalle 10 di mattina, aspettavano di essere visitate», prosegue Luigi il quale, ad un certo punto, esasperato, perde la pazienza: «Intorno alle 22.30, sfinito, ho infatti annunciato l’intenzione di voler trasferire mia moglie in un altro ospedale, perché non potevamo continuare ad attendere tempistiche che nessuno era in grado di indicarci: a quel punto sono però intervenuti i sanitari, che mi hanno invitato ad attendere».

Notte in barella. Così, dopo nove ore di attesa sdraiata sulla barella, arrivano finalmente i primi esami: «Intorno a mezzanotte le hanno somministrato un antidolorifico e poi le hanno effettuato una radiografia, insieme ad una tac e ad un’ecografia per escludere danni anche in altre parti del corpo coinvolte nella caduta», continua l’uomo. Insomma, tutto sembrerebbe essere quasi giunto al termine, ma il personale medico dice alla donna che deve sottoporsi alla visita dell’ortopedico: morale della favola, l’infortunata torna in barella al pronto soccorso dove si trovava ancora ieri pomeriggio, fino all’ultimo contatto registrato alle 17.30, dopo aver abbondantemente superato le 24 ore di attesa. 

I dubbi. «In questo momento le hanno detto che non sanno se verrà visitata oggi (ieri) o domani (oggi) – spiegava ieri pomeriggio, sconsolato, Luigi – Portarla via? A casa o in ospedale avrebbe comunque dolore: abbiamo affrontato tutto questo fino ad ora, tanto vale sperare che qualcuno riesca finalmente a visitarla».

 

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Il Messaggero