Rieti, profughi in paese: esplode la rivolta

Rocca Sinibalda
RIETI - Profughi in paese? No, grazie. Roccasinibalda «fa» il castello e respinge la proposta del sindaco Giancarlo Marotti di aderire al progetto Sprar del ministero...

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RIETI - Profughi in paese? No, grazie. Roccasinibalda «fa» il castello e respinge la proposta del sindaco Giancarlo Marotti di aderire al progetto Sprar del ministero dell'Interno per l'accoglienza di famiglie di immigrati in attesa di ricevere asilo politico. Movimentata l'assemblea pubblica che si è svolta sabato pomeriggio al centro anziani per presentare il progetto, durante la quale la giunta è stata messa in netta minoranza dai cittadini.

«Abbiamo constatato che la nostra gente non è pronta: c'è paura dello straniero, del diverso e così diventa impossibile gestire un progetto che ha nell'integrazione la sua ragion d'essere. Per questo abbiamo deciso di fare un passo indietro», dice a Il Messaggero il sindaco Marotti. L'intenzione del Comune era partecipare al bando dello Sprar per il biennio 2016-2017 aperto fino al 14 febbraio per concorrere all'assegnazione di fondi in cambio dell'accoglienza di profughi e rifugiati politici: «Non c'era niente di deciso - ci tiene a precisare il sindaco - l'assemblea di sabato era volutamente preventiva. Doveva servire a condividere la decisione con la popolazione. E senza condivisione, nessuna adesione».

Il rammarico però resta: «Le nostre ragioni le abbiamo esposte alla luce del sole: in ossequio al diritto d'asilo sancito dalla Costituzione avremmo chiesto di avere in paese famiglie con figli in età scolare, in modo di garantire la sopravvivenza alla nostra scuola media. E poi abbiamo pensato all'indotto che si sarebbe creato: affitti di case, posti di lavoro legati alla gestione del servizio. Si sarebbe trattato di ospitare una quindicina di persone. Invece è girata la voce che arrivavano 50 profughi e sono venuti fuori problemi di etnia, di religione. Così era impensabile pensare di fare integrazione». «Nessuna preclusione da parte nostra, piuttosto il timore per un'integrazione difficile», dice il capogruppo di minoranza Umberto Baglioni. «In ogni caso era giusto ascoltare le ragioni della cittadinanza, che evidentemente la pensa in modo molto diverso dall'amministrazione». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero