Peste suina: il giallo dei rimborsi ai volontari, battutte di controllo ferme da tre settimane

Peste suina: il giallo dei rimborsi ai volontari, battutte di controllo ferme da tre settimane
RIETI - «La sensazione è che si stia sottovalutando il problema». E’ tranchant Fiorenzo Panfilo, presidente di Federcaccia Rieti, riguardo il...

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RIETI - «La sensazione è che si stia sottovalutando il problema». E’ tranchant Fiorenzo Panfilo, presidente di Federcaccia Rieti, riguardo il proseguo della gestione dell’emergenza della peste suina, a poche ore dalla delibera regionale che conferma lo stanziamento economico a favore degli Atc (gli Ambiti territoriali di caccia) per la ricerca e lo smaltimento delle carcasse risultate negative al virus. Il motivo? Un giallo burocratico tutto all’italiana dove, tanto per cambiare, non è chiaro chi debba fare cosa. 

Il problema. La delibera regionale, di per sé, appare chiara: considerato che il periodo di ricerca delle carcasse nei territori circostanti Borgo Velino – dove il 26 maggio fu rinvenuto l’unico esemplare, morto e positivo al virus – andrà avanti fino al 30 settembre (quando a Rieti torneranno gli esperti inviati dalla Commissione europea), la Regione ha inteso abilitare l’incremento dei selecontrollori (più volte richiesto a gran voce dagli Atc reatini in queste settimane) per regolare il numero dei cinghiali presenti lungo il territorio, corrispondendo dei rimborsi forfettari a volontari e selecontrollori che, una volta individuata la carcassa o ucciso il cinghiale, potranno usufruire di un gettone variabile, in base alla decisione di smaltire autonomamente il corpo dell’animale o dare incarico all’Atc. Soldi, quelli regionali, che verranno inviati ai singoli Atc, i quali dovranno poi corrisponderli a volontari e selecontrollori impegnati sul campo. 

Il nodo. E il giallo dov’è? «Nel fatto che i volontari da impiegare per le battute di ricerca devono essere coordinati dalla Asl, ma per ottenere i fondi regionali gli Atc sono stati chiamati a produrre resoconti sia delle presenze che delle ispezioni effettuate», spiega Panfilo. Tuttavia, paradosso dei paradossi, «le certificazioni debbono invece essere sempre a firma Asl, carabinieri o guardiaparco, pena la loro nullità – prosegue il presidente di Federcaccia - Quindi non si capisce chi debba fare cosa: chi deve coordinare i volontari? La Asl o gli Atc? Chi deve certificare le relazioni delle battute di ricerca affinché vengano corrisposti i rimborsi forfettari? Speriamo che ci sia una riduzione della catena di controllo, perché i soldi vengono inviati solo dietro presentazione di un resoconto».

Battute ferme. Ci sono poi le nuove battute di ricerca da organizzare: «Sono passati più di venti giorni dall’ultima ispezione, mentre invece anche durante l’incontro tra la Asl e il gruppo di lavoro inviato dalla Commissione europea era stato raccomandato che le ricerche dovessero avere una cadenza almeno bisettimanale – conclude Panfilo – Così facendo, senza adempiere alle richieste dell’Europa, si rischia di mettere in crisi l’inizio della stagione della caccia che è stato garantito per inizio novembre».

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Il Messaggero