Addio allo chef Fernando Ciani, cucinò per Pertini e Valentino

Il cuoco davanti alla bacheca dei ricordi
Quel pranzo che aveva cucinato per Sandro Pertini, di un colpo, lo...

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Quel pranzo che aveva cucinato per Sandro Pertini, di un colpo, lo aveva reso famoso in tutta Italia. Il presidente della Repubblica più amato, di ritorno dalla visita ufficiale compiuta a Rieti il 15 settembre 1981, in occasione delle celebrazioni Varroniane, sconvolgendo il cerimoniale, volle far tappa al ristorante Salario, a Ornaro Basso, lungo la Salaria per Roma, dove il titolare Fernando Ciani era stato allertato dalla prefettura solo un’ora prima. «Pertini volle mangiare con gli altri clienti e, pur circondato dalla sicurezza, si dimostrò una persona davvero unica» ricordava sempre Fernando, chef reatino diventato un apprezzato rappresentante della cucina sabinese. «Quel giorno gli preparai fregnacce ai funghi porcini, tagliatelle al sugo e sgaloppine al vino bianco, ma prima che il pranzo iniziasse, un funzionario del Quirinale mi disse: il presidente si raccomanda che gli altri clienti del ristorante non vengano trascurati altrimenti si offende. Insomma, non voleva essere un privilegiato e questo mi colpì molto». Fernando se n’è andato in modo repentino, a 69 anni, dopo un breve ricovero in ospedale. Da pochi mesi aveva lasciato, per la pensione, la piccola trattoria dove negli ultimi anni aveva continuato a deliziare una clientela, anche romana, che aveva visto sedere ai tavoli dei suoi locali lo stilista Valentino, importanti imprenditori, attori come Lino Banfi e sua figlia Rosanna, Ricky Tognazzi, Simona Izzo, Giancarlo Magalli e tanti altri che da lui ci andavano dopo le serate della rassegna cinematografica del Mirto d’Oro, che ogni anno si svolge a Poggio Mirteto e che vanta come padrino Carlo Verdone. Di ognuno di quei personaggi, conservava gelosamente in una bacheca foto e dediche, ma il ricordo con Pertini lo considerava davvero speciale. Ciani non amava la cucina elaborata, da lui si poteva gustare solo quanto di meglio la cucina sabina proponeva, dalle lasagne ai cannelloni, alle carni arroste, alle verdure, mai rinunciando all’olio extravergine del quale era un cultore. Uno chef autentico, al quale bastavano i semplici complimenti espressi dai clienti a fine pranzo, per sentirsi soddisfatto.
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Il Messaggero