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RIETI - Un fiore fresco davanti alla stele che lo ricorda e lo ritrae nei panni del podista non manca mai, come più di qualche persona si ferma quando costeggia l’argine del Velino, in via Velinia, all’altezza del punto dove Mauro Mattucci morì, dieci anni fa. Era il 22 agosto del 2012, giorno di nascita dell’avvocato, che quella sera stava ultimando il consueto allenamento lungo le strade della Piana, prima di andare a cena per festeggiare con i familiari e qualche amico i suoi primi 50 anni e una fresca paternità. Il malore lo colpì a tradimento, inutili tutti i soccorsi, al termine di una giornata, l’ennesima, in cui non si era certo risparmiato: la mattina udienza in tribunale a Roma, pomeriggio a studio a preparare cause e ricorsi e, poi, i soliti chilometri macinati su strada prima della meritata pausa serale.
Runner. Mauro, infatti, oltre alla professione, coltivava da sempre la grande passione per la corsa, spesso alla partenza di gare amatoriali su strada (tra le tante, partecipò anche a diverse edizioni della Amatrice-Configno), dove non si risparmiava affatto.
Consigliere comunale. Battagliero oppositore di lottizzazioni destinate a trasformare pregiate aree verdi in distese di case, costrinse nel 2005 la maggioranza a ritirare, dopo sei ore di accesa battaglia condotta insieme ad altri rappresentanti (non tutti) dell’opposizione, il punto all’ordine del giorno che ancora oggi, a distanza di 26 anni dall’approvazione della convenzione (1996), continua a tenere banco: la costruzione di villette in cima a Colle Puzzaro, ironicamente ribattezzata in consiglio come “l’Olgiata de noijartri”, indissolubilmente legata a un pool di imprenditori reatini, in attesa della sentenza della corte d’Appello dopo il ricorso presentato contro la confisca dell’area decisa dal tribunale all’inizio del 2022.
Le battaglie. Battaglie che Mauro Mattucci portava avanti, sostenuto da una riconosciuta preparazione in materia amministrativa e dalla conoscenza delle norme civili, come potrebbero testimoniare alcuni sindaci di comuni del Reatino (Leonessa e Pescorocchiano in particolare), sconfitti in cause importanti approdate fino al Consiglio di stato. Grinta e competenza, le stesse che sfoggiava quando indossava le scarpette da runner, convinsero il presidente della Provincia, Fabio Melilli, a nominarlo direttore generale durante il suo secondo mandato, mentre l’avvocato Cristiano Euforbio, suo sincero amico, anche se a dividerli in gioventù erano state le opposte militanze politiche, lo ospitò per il praticantato nel proprio studio legale perché Mauro, assunto dalla Cassa di Risparmio di Rieti e spedito a fare il cassiere nell’agenzia di Osteria Nuova, decise che quella del bancario non sarebbe stata la sua vita. Si licenziò e andò a insegnare a scuola (era professore abilitato), poi la scelta definitiva per la toga.
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