Rieti, Mafia Capitale: i ruoli giocati da Pedetti e Figurelli Nelle intercettazioni nomi di altri reatini

Rieti, Mafia Capitale: i ruoli giocati da Pedetti e Figurelli Nelle intercettazioni nomi di altri reatini
RIETI - Entrambi a Regina Coeli, in attesa dell'interrogatorio di garanzia. Saranno presumibilmente ascoltati entro martedì Pierpaolo Pedetti, il 42enne consigliere comunale...

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RIETI - Entrambi a Regina Coeli, in attesa dell'interrogatorio di garanzia. Saranno presumibilmente ascoltati entro martedì Pierpaolo Pedetti, il 42enne consigliere comunale del Pd e presidente della commissione Patrimonio e politiche abitative in Campidoglio, arrestato con l'accusa di corruzione aggravata nell'ambito dell'inchiesta «Mafia Capitale», cresciuto e domiciliato a Torricella, dove ancora vivono i suoi genitori, e Franco Figurelli, romano di 59 anni, ex capo della segreteria della presidenza del consiglio comunale di Roma, anche lui terminato in manette a pochi giorni dal matrimonio che lo avrebbe visto sposo ad Ornaro, frazione di Torricella.




A difendere Pedetti, conosciutissimo in Sabina, come anticipato ieri da Il Messaggero, è il sindaco dello stesso Comune sabino, Alessandro Iannelli. E se ieri l'altro in paese ha prevalso lo sconcerto per il coinvolgimento di due persone molto conosciute nell'inchiesta che sta sconvolgendo il mondo politico capitolino, ieri tutti cercavano di capirne di più sui contorni della vicenda e sui motivi che hanno portato ai provvedimenti restrittivi nei confronti di Pedetti e Figurelli.



Una vicenda complessa, che spazia dal business dei rifiuti a quello dall'accoglienza degli immigrati, passando per servizi sociali e manutenzione del verde.



Pedetti, secondo l'ordinanza firmata dal giudice per le indagini preliminari, Flavia Costantini, è accusato di aver «posto in essere condotte, in qualità di presidente della commissione Patrimonio e politiche abitative, intese a costruire il consenso in sede di assemblea capitolina al fine di consentire il rinnovo dei servizi per l'emergenza alloggiativa a favore della Eriches a valori sovradimensionati».



Il gip lo accusa inoltre di «aver messo in atto accordi preventivi intesi a eliminare ogni forma di competizione in relazione alla procedura negoziata per l'accoglienza di 580 persone dal settembre al dicembre del 2014 che ne turbavano il regolare svolgimento». Il suo nome, in verità, era già comparso durante la prima trance dell'inchiesta Mafia Capitale, in relazione ai rapporti con Salvatore Buzzi, il dominus delle cooperative a Roma e punto nodale dell'intera inchiesta, insieme all'ex estremista nero, Massimo Carminati.



Fu proprio Pedetti, in un'intervista dello scorso marzo a Repubblica, a rivelare i contatti con Buzzi e i motivi: la volontà del boss delle cooperative di comprare l'ex Mattatoio, la cui pratica giaceva in commissione.



Per Figurelli, invece, gioca un ruolo essenziale la sua vicinanza con un altro dei grandi indagati dell'inchiesta, Mirko Coratti, presidente del consiglio comunale capitolino. «In particolare - si legge nell'ordinanza del gip - secondo quanto rivelato da Buzzi a Caldarelli nella conversazione del 23.01.2014 e di seguito riportata, Figurelli veniva retribuito con mille euro mensili, oltre a 10mila euro pagati per poter incontrare il presidente Coratti, mentre a quest'ultimo venivano promessi 150mila euro qualora fosse intervenuto per sbloccare un pagamento di 3 milioni sul sociale».



I NOMI DI ALTRI REATINI

Ma nelle 428 pagine dell'ordinanza del gip Flavia Costantini, spuntano anche i nomi di altri reatini, nessuno dei quali - è bene precisare - risulta però indagato. I nomi emergono dai tracciati telefonici e sono inseriti nell'ordinanza in quanto legati, a vario titolo, a Massimo Carminati e Gianni Alemanno. Si tratta di Marco Lelli, 54 anni ex dirigente di Msi, An e Forza Italia, che compare in una intercettazione, come intermediario tra Massimo Carminati e Fabrizio Franco Testa.



In altre intercettazioni, è presente invece Claudio Milardi, nello staff dell'allora sindaco di Roma Gianni Alemanno, al quale Buzzi avrebbe dovuto dare una lista di «nostri amici del sud, che ti possono dare una mano con parecchi voti», come dice il boss delle coop ad Alemanno alla vigilia delle Europee del 2014. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero