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RIETI - Ha lavorato per un anno anche a Borgorose, presso la scuola media del Comune. Parliamo dell’insegnante aquilano di 38 anni ed ex allenatore di pallavolo - P.F. le sue iniziali - finito a processo a Rimini con l’accusa di aver adescato una sedicenne del posto, affetta da disabilità. Gli inquirenti sono arrivati a lui grazie anche a un filmato di pochi secondi e di scarsa qualità nel quale si intravede uno studente seduto al proprio banco con il libro aperto e con le mani legate dietro la schiena con un nastro rosa, ma anche foto osè di giocatrici minorenni di una squadra di pallavolo dell’Aquila, offerte all’allenatore come lui aveva chiesto. La scoperta è stata fatta dagli agenti della polizia postale dell’Aquila i quali attraverso un lavoro certosino e con spirito di abnegazione, sono riusciti a portare a processo a Rimini l’insegnante aquilano di 38 anni.
Le indagini. Si apprende dagli investigatori, in stretta collaborazione con i colleghi del capoluogo della riviera romagnola, nel visionare fotografie circa 5 mila foto e svariati screenshot con frasi molto piccanti di minori conservate dall’imputato, copiate in una chat sulla piattaforma Instagram forse per utilizzarle in futuro, si sono imbattuti anche un video di 12 secondi in cui è stato immortalato un alunno dell’insegnate seduto con le mani legate dietro la schiena.
Le testimonianze. Secondo l’alunno e gli altri compagni di classe, si sarebbe trattato di un non meglio specificato ‘gioco’ impartito dal maestro, confluito però nel fascicolo della Procura della Repubblica dell’Aquila, così come diverse fotografie (una quarantina) a dir poco osè che giocatrici minori aquilane di una squadra di pallavolo hanno consegnato spontaneamente all’allenatore imputato, come richiesto dallo stesso. Foto che le ritraevano anche sotto la doccia. Interdetti sono rimasti i genitori delle giovani giocatrici, quando gli agenti della Polizia postale loro malgrado sono stati costretti a convocarli per metterli al corrente dell’inchiesta in corso e della presenza di quelle immagini all’interno del ‘cloud’ dell’allenatore, subito sequestro così come il telefono cellulare, insieme ad altro materiale informatico. Insomma un insegnante ed ex allenatore di pallavolo molto discutibile, sul quale pende l’accusa più grave, quello di adescamento di una 16enne, affetta da una importante disabilità.
L'avvio dell'inchiesta. L’attività di indagine ha preso le mosse dalla mamma della ragazzina durante uno dei consueti controlli della chat utilizzata dall’adolescente. Il 38enne che avrebbe utilizzato uno pseudonimo per agganciare la parte offesa, si sarebbe espresso con frasi del tipo: »mi piacerebbe possederti, ti piace schiava bambolina?», insieme ad altre molto più esplicite. Proprio recentemente gli agenti della Polizia Postale dell’Aquila hanno varcato la porta dell’aula del Tribunale di Rimini, per essere ascoltati in qualità di testi dell’accusa. Il processo è stato aggiornato al mese di maggio.
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