Rieti, Giorgio Clemente semiprofessionista reatino delle Mma: «Il punto cardine è il rispetto dell'avversario»

Giorgio Clemente
RIETI - Negli ultimi giorni abbiamo spesso sentito parlare di MMA (mixed martial arts), con un fatto di cronaca grave come il brutale l’omicidio del giovane Willy Monteiro...

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RIETI - Negli ultimi giorni abbiamo spesso sentito parlare di MMA (mixed martial arts), con un fatto di cronaca grave come il brutale l’omicidio del giovane Willy Monteiro Duarte a Colleferro.


Giorgio Clemente, è un semiprofessionista reatino di MMA 84 kg e segue come istruttore un corso per la palestra Infinity Wellness di Rieti. Clemente, come sono cambiate le MMA durante la pandemia mondiale e sa spiegarci meglio il significato di questo sport?
«Gli eventi di MMA, dopo la pandemia sono in leggera ripresa, non sono del tutto bloccati ma sicuramente rallentati. La UFC (ultimate fighting championship) e Bellator hanno fatto qualche incontro».

Ma passiamo alle MMA, cosa significa, cosa rappresenta per lei questo tipo di arte marziale?
«Per me le MMA sono uno stile di vita e sono la forma di lotta che più esprime il mio ideale di combattimento, libero e adattabile alle proprie abilità quindi non standardizzabile. Come tutte le arti da combattimento si basa sul rispetto e umiltà e ci sono tre classificazioni: dilettante, semipro e professionista»

Una pandemia mondiale ci ha costretto a rimanere chiusi in casa per molti giorni, e nel suo sport è sicuramente difficile tornare subito alla normalità, com'è riuscito ad allenarti durante la quarantena? E cosa la spinge a migliorarsi ogni giorno con un lavoro sempre costante?
«Durante la quarantena mi sono arrangiato con quello che offriva la casa per portare avanti il mio allenamento giornaliero: spostamento di vecchi pneumatici, spaccare la legna e pesi di fortuna, anche la mia ragazza (sorride...), esercizi a corpo libero, uso di elastici e trx, tutto questo accompagnato da lunghe passeggiate nel bosco vicino casa, con una costante di due volte al giorno ogni giorno. Quello che mi spinge a migliorare ogni giorno è la passione per le arti da combattimento, che mi hanno affascinato fin da bambino e hanno fatto crescere in me un uomo migliore, coscienzioso, rispettoso, coerente, determinato e umile ma non stupido perché grazie alle MMA sono responsabile delle mie azioni».

Quale obiettivo si prefigge in questa disciplina?
«Fare il massimo. Ma quello che vorrei, un po’ come il sogno in un cassetto, è creare un movimento dove chiunque con la propria volontà possa allenarsi nelle MMA ed essere seguito senza pregiudizi di età o di abilità, ti fermi quando vuoi e senti di fermarti e non perché non vieni ritenuto “degno”».

Quindi una forma di arte marziale aperta a tutti, ma in maniera cosciente e con una sana mentalità alle spalle. Cosa c’è dietro le MMA? Come si devono comportare gli atleti dentro e fuori la gabbia di combattimento?
«Il punto cardine delle MMA è nel rispetto dell’avversario e un’accresciuta consapevolezza di se stessi che dovrebbe far capire ad ogni praticante che fuori dalla gabbia di combattimento (per chi non lo sa, questa forma d’arte marziale si svolge all’interno di una gabbia, ndr) non si deve mai arrivare alle mani se non in caso di estremo pericolo».

In questi giorni si è sentito molto parlare di MMA... Come si sarebbe comportato se gli accusati dell'assassinio di Willy si fossero allenati nel suo gruppo?

«Dal mio punto di vista, due dei quattro accusati dell'assassinio di Willy che praticavano MMA sarebbero dovuti essere ripresi molto prima dal loro maestro ed educati. Se li avessi avuti come compagni d’allenamento sicuramente li avrei allontanati perché quando combatti con una persona impari a conoscerla e ti accorgi realmente di chi hai di fronte». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero